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Cornute e mazziate?

«Non è libero un paese dove si deve pagare per iscrivere un figlio in una scuola paritaria»

Dario Antiseri e il «massacro» delle scuole paritarie. Una questione di numeri ed economica, ma anche di principio. «E Renzi da che parte sta?»

scuola-tagli-insegnanti-aiutoInteressante commento oggi di Dario Antiseri sul Corriere della Sera. Antiseri si chiede come mai le scuole paritarie siano tante bistrattate e indifese all’interno del panorama politico e sociale italiano. Antiseri ricorda che lo stesso Antonio Gramsci era un difensore della libertà educativa: «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà della scuola è indipendente dal controllo dello Stato».
Se non «fa meraviglia» che i «sinistri» abbiano tradito questa idea di Gramsci, più sbalorditivo è il poco interesse che i cosiddetti liberali e, spesso, anche tanti sedicenti cattolici hanno per la libertà in campo educativo.

I NUMERI.«La scuola statale» scrive Antiseri «è un patrimonio grande e prezioso che va protetto – salvato innanzitutto dallo statalismo, cioè a dire dal monopolio statale – inefficienti e sciupone – nella gestione del sistema formativo». E tuttavia, annota, «di continuo viene additato come un furto pubblico alla scuola paritaria». Ma questo non è vero, come si vede dalla «miseria» che lo Stato italiano elargisce alle paritarie, «soprattutto se paragonato al contributo elargito alle scuole non statali da Paesi come il Belgio, l’Irlanda, la Germania, la Spagna o l’Inghilterra». Gli statalisti, poi «si guardano bene dal fare i conti e dal dire quanto la scuola paritaria (cattolica e laica) fa risparmiare allo Stato. Dai dati Miur 2012: alunni delle scuole statali: 7.737.639; alunni delle scuole paritarie: 1.036.403, di cui 702.997 iscritti alle scuole cattoliche. Finanziamento totale alle scuole statali: 40.596.307.956; finanziamento totale alle scuole paritarie: 498.928.558 euro. Costo allo Stato in media per alunno di scuola statale: 5.246,60 euro; costo allo Stato in media per alunno di scuola paritaria: 481,40 euro. Le scuole paritarie, dunque, in un anno, hanno fatto risparmiare allo Stato la bella cifra di 5.000.000.000 (cinque miliardi) di euro. In dieci anni – con un calcolo per difetto, dato che il numero degli alunni iscritti alle paritarie è progressivamente diminuito – la scuola paritaria ha fatto risparmiare allo Stato oltre 50 miliardi di euro».

COMPRARE LA LIBERTA’. Questi numeri, però, non dicono tutto. Perché, oltre all’aspetto economico, c’è anche un aspetto di principi e valori. «Non è giusto – scrive l’editorialista – e soprattutto non è libero un paese dove una famiglia che iscrive un figlio a una scuola paritaria debba pagare per questa sua scelta di libertà. Uno Stato che costringe a comprare pezzi di libertà non è uno Stato di diritto. E, intanto, negli ultimi tre anni è morta una scuola libera ogni tre giorni – ogni tre giorni è morto un pezzo di libertà».
Questo «massacro» però è ignorato dagli stessi cattolici impegnati in politica. Eppure i vescovi e prima di loro Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco hanno più volte richiamato tutti a mantenere viva la «fiaccola della libertà in una lotta quotidiana per la sopravvivenza delle scuole paritarie, cattoliche e non».

DA CHE PARTA STA RENZI? «Una volta messi al sicuro gli edifici scolastici», scrive Antiseri, «il presidente Matteo Renzi come pensa di risolvere il problema della parità scolastica? È d’accordo o no con la Risoluzione del Parlamento europeo sulla libertà di insegnamento? Pensa che abbiano ragione i Vescovi, e non solo loro, o si sente schierato dalla parte dei tanti pretoriani del monopolio statale dell’istruzione? Considera o no il buono-scuola una urgente e necessaria terapia per i mali del nostro sistema educativo? Pensa anche lui che è servizio pubblico solo ciò che è statale? Aveva torto quel rappresentante di sinistra il quale, anni fa, dichiarò che il buono-scuola è una carta di liberazione per le famiglie meno abbienti?».

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7 pensieri riguardo “Cornute e mazziate?

  1. La questione è abbastanza complessa, non so se riesco a sviscerarla in un commento o se servirà un intero post (‘ccidenti a te, mi stai facendo fare gli straordinari).
    Solo due considerazioni: anche fra le paritarie, come le pubbliche, ci sono i diplomifici e le scuole serie dove si lavora. Diciamo che con la paritaria puoi scegliere il tipo di scuola invece di giocartela alla lotteria della scuola pubblica. Le paritarie fanno quello che i clienti vogliono e se i clienti vogliono essere messi in grado di passare un test di ammissione si cercherà di accontentarli. Se i clienti vogliono la tipografia titoli&diplomi gli si accontenterà anche in tal caso.
    Seconda: è vero che nelle paritarie spesso c’è l’iniquo baratto: lavoro in profondo grigio (quasi nero) paga da fame contro punteggio. Ed è un bel problema legato a doppio filo con quello del reclutamento scolastico.

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  2. Io lo sconsiglio. Guardate cosa succede con le assistenze domiciliari, coi centri assistenziali gestiti dalle onlus. I soldi vengono dalla collettività come un ente locale o pubblico, ma distribuiti secondo criteri quantitativi essendo servizi venduti da un semiprivato per sopperire alla richiesta non soddisfabile dal pubblico. La qualità cala, piano piano, e paradossalmente gli utenti debbono pure mettere altri soldi via onlus, fiere, vantaggi premium, prestazioni private…
    A livello pratico il sistema in sé va peggiorando a fare così.
    Che sia una tipografia per diplomi o una scuola d’eccellenza, posso tollerare solo che si rimborsino le tasse che pagate per la scuola pubblica degli altri, non che vogliate la libertà ma anche i soldi statali.
    Delle due l’una, discostarsi dallo Stato o farne parte, a livello politico.

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    1. Guarda che non esistono “I soldi dello stato”. Esistono i soldi dei cittadini che sono presi con le tasse per fare la scuola, la sanità eccetera.
      Ovvio che le cose non sono bianche o nere, che le scuole pubbliche son tutte pessime e quelle private ottime come neppure tutte le private siano diplomifici e le pubbliche ottime. C’è un po’ di tutto.
      I diplomifici esistono perché lo stato ha deciso l’esistenza del valore legale del titolo di studio.
      Ma se alcune scuole mostrano di fare meglio con meno non ha alcun senso trattarle come le scuole con docenti incapaci. Che siano pubbliche o private non ha alcuna correlazione.
      Quello che non riuscite a concepire è che un servizio pubblico possa essere svolto sia da normali cittadini. Ma altrove è la norma.
      Certo altrove ci sono esempi di eccellenza come di inefficienza.

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