Islam: la religione bellicosa, perfida ed oppressiva

Ripubblico qui l’articolo tradotto da Paolo Mantellini e proposto sul suo sito http://www.webalice.it/pvmantel/Islam_101.html ; trovate l’originale in inglese su www.jihadwatch.org/islam-101.html . Come mio solito ripubblico qui cose che potrebbero essere messe fuori linea perché scomode o dimenticate.

Islam 101

di Gregory M. Davis
autore di: Religion of Peace? Islam’s War Against the World
produttore/direttore di: Islam: What the West Needs to Know — An Examination of Islam, Violence, and the Fate of the Non-Muslim World

Traduzione di Paolo Mantellini

“Islam 101” é una sintetica guida che si propone di aiutare il pubblico a conoscere le verità fondamentali dell’Islam e ad aiutare chi è già esperto, a trasmettere meglio agli altri i fatti. Analogamente, il mio libro e il mio documentario sono concepiti per essre concise spiegazioni degli aspetti più dibattuti dell’Islam e delle loro implicazioni per la società occidentale. “Islam 101” è un breve riassunto del libro e del documentario, con lo scopo di fare chiarezza sulle comuni credenze sull’Islam e per spiegare l’inadeguatezza delle opinioni oggi più diffuse. Tutti si devono sentire autorizzati a diffonderlo e riprodurlo.

Indice

1) I Fondamenti

a) I cinque pilastri dell’Islam
b) Il Corano — il Libro di Allah
c) La Sunna — la “Via” del Profeta Maometto

i. La Battaglia di Badr
ii. La Battaglia di Uhud
iii. La Battaglia di Medina
iv. La Conquista della Mecca

d) Sharia, la Legge Coranica

2) Jihad (guerra santa) e Dhimmitudine

a) Cosa significa “jihad”?
b) La jihad secondo Hasan Al-Banna
c) “Dar al-Islam” e “Dar al-harb”: la Casa dell’Islam e la Casa della Guerra

i) Taqiyya — L’Inganno Religioso

d) La Jihad nella Storia

i) La Prima Grande Ondata della Jihad: gli Arabi, 622-750 AD
ii) La Seconda Grande Ondata della Jihad: i Turchi, 1071-1683 AD

e) La Dhimma (o Dhimmitudine)
f) La Jihad nell’Era Moderna

3) Conclusioni

4) FAQs: Domande Frequenti

a) Che dire delle Crociate?
b) Se l’Islam è violento, perchè ci sono così tanti Musulmani moderati ?
c) Che dire della violenza nella Bibbia?
d) Una “Riforma” Islamica potrebbe rendere l’Islam pacifico?
e) Che dire del Colonialismo Occidentale nel mondo Islamico?
f) Come può, un’ideologia politica così violenta, essere la seconda religione al mondo e tra quelle che crescono più rapidamente?
g) E’ giusto definire “violente” tutte le scuole di pensiero Islamico?
h) Che dire delle grandi conquiste della Civiltà Islamica?

5) Glossario

6) Documentazione ulteriore

1. I fondamenti

a. I cinque pilastri dell’ Islam

I cinque pilastri dell’Islam sono i princìpi fondamentali della fede. Essi sono:

1. Testimonianza (shahada, che significa anche “martirio”): professione di fede nella unicità di Dio e nella missione “finale” del profeta Maometto come espresso nella dichiarazione di “testimonianza”: “Non c’è altro Dio tranne Allah e Maometto è l’inviato di Dio”.2. Preghiera (Sala): obbligo di pregare cinque volte al giorno secondo un orario prestabilito: alba, tarda mattinata, pomeriggio, tramonto e prima di dormire.

3. Elemosina (zakat): il pagamento della tassa coranica

4. Digiuno (sawm): dall’alba al tramonto durante il mese lunare di Ramadan.

5. Pellegrinaggio (hajj): obbligo del pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita, per ogni Musulmano che abbia i mezzi fisici ed economici per compierlo.

I cinque pilastri di per sè non ci dicono molto sulla fede Islamica e su ciò che un Musulmano deve credere o su come deve agire. Gli ultimi quattro pilastri — preghiera, elemosina, digiuno, pellegrinaggio — sono aspetti comuni a moltissime religioni. La “finalità” del profeta Maometto (mai più profeti dopo di lui) è un aspetto esclusivo all’Islam. Per capire l’Islam e che cosa significa essere Musulmano, dobbiamo riuscire a comprendere sia Maometto che le verità rivelate da Allah attraverso di lui, che costituiscono il Corano.

b. Il Corano — il Libro di Allah

Secondo l’insegnamento Islamico, il Corano ci è giunto come una serie di rivelazioni di Allah, mediante l’Arcangelo Gabriele, al profeta Maometto, che poi le dettò ai suoi seguaci. I Compagni di Maometto impararono a memoria le varie parti del Corano e le scrissero su quello che avevano a portata di mano; questi frammenti furono successivamente raccolti in forma di libro per ordine del terzo Califfo, Utman, alcuni anni dopo la morte di Maometto.

Il Corano è lungo quasi quanto il Nuovo Testamento. E’ composto da 114 Sure (da non confondere con la “Sira”, che si riferisce alla “vita (viaggio terreno)”del profeta), di varia lunghezza, che possono essere considerate capitoli. Secondo la dottrina Islamica, Maometto ricevette la prima rivelazione da Allah per mezzo dell’Arcangelo Gabriele circa nel 610 AD in una grotta vicino alla città della Mecca (nell’attuale Arabia Saudita sud occidentale). La rivelazione consisteva unicamente nel comando a Maometto di “recitare” o “leggere” (Sura 96); le parole che era tenuto a pronunciare non erano le sue ma quelle di Allah. Durante i successivi dodici anni circa, alla Mecca, altre rivelazioni giunsero a Maometto per formare un messaggio rivolto agli abitanti della città affinchè abbandonassero le loro tradizioni pagane e abbracciassero la fede nell’unico Dio: Allah.

Mentre era alla Mecca, benchè condannasse il paganesimo, Maometto mostrò un gran rispetto per il monoteismo degli abitanti Cristiani ed Ebrei. In realtà, l’Allah del Corano pretendeva di essere lo stesso Dio adorato da Ebrei e Cristiani, che ora si rivelava ai popoli Arabi attraverso il messaggero da Lui scelto, Maometto. Furono le successive rivelazioni nella carriera profetica di Maometto, dopo che lui e i primi Musulmani lasciarono la Mecca per rifugiarsi a Medina, che trasformarono l’Islam da una forma di monoteismo relativamente benigna in una ideologia espansionista politico-militare che persiste a tutt’oggi.

L’Islam ortodosso non accetta che la riproduzione del Corano in un’altra lingua sia una “traduzione” nel modo analogo a quello in cui, ad esempio, la Bibbia di Re Giacomo è una traduzione delle Scritture originali Ebraiche e Greche. Un punto sottolineato spesso dagli apologeti dell’Islam per rintuzzare le critiche è che solo chi conosce l’Arabo può capire il Corano. Ma l’Arabo è una lingua come le altre e può essere perfettamente tradotta. Inoltre, moltissimi Musulmani non conoscono l’Arabo. Nella analisi seguente, usiamo una traduzione del Corano eseguita da tre studiosi Musulmani, che si trova qui. Tutte le spiegazioni tra parentesi nel testo sono dei traduttori ad eccezione delle mie osservazioni in parentesi graffe, { }.

Quegli Occidentali che riescono a mettere le mani su una traduzione del Corano rimangono spesso perplessi sul suo vero significato per l’ignoranza di un principio fondamentale della interpretazione coranica conosciuto come “abrogazione”. Il principio di abrogazione — al-naskh wa al-mansukh (l’abrogante e l’abrogato) — sancisce che i versetti rivelati in un periodo posteriore nella carriera di Maometto “abrogano” — cioè., cancellano e rimpiazzano — versetti anteriori le cui istruzioni possano essere in contraddizione con i successivi. Così, passaggi rivelati posteriormente nella carriera di Maometto, a Medina, cancellano passaggi rivelati anteriormente alla Mecca. Lo stesso Corano stabilisce il principio di abrogazione:

2:106. Qualsiasi Versetto (rivelazione) Noi {Allah} abroghiamo o facciamo dimenticare, Noi ne mandiamo di migliori o simili in loro vece. Non sai tu che Allah è capace di fare ogni cosa?

Pare che 2:106 sia stato rivelato a seguito dello scetticismo nei riguardi di Maometto, dato che le rivelazioni di Allah non erano costanti nel tempo. La controargomentazione di Maometto fu che “Allah è capace di fare ogni cosa” — anche cambiare idea. Per aumentare ulteriormente la confusione, benchè il Corano fosse stato rivelato a Maometto in modo sequenziale durante un periodo di circa vent’anni, non fu compilato in ordine cronologico. Quando il Corano fu definitivamente ordinato in forma di libro per ordine del Califfo Utman, le Sure furono disposte dalla più lunga alla più corta, senza alcuna relazione con la sequenza con cui furono rivelate nè con i temi del loro contenuto. Per trovare ciò che il Corano dice su di un dato argomento, è necessario esaminare le altre fonti Islamiche che ci forniscono indizi su quando, nella vita di Maometto, avvenne la rivelazione. In seguito a questa analisi, si scopre che le sure Meccane, rivelate in un periodo in cui i Musulmani erano vulnerabili sono, in generale, benevole; le posteriori Sure Medinensi, rivelate dopo che Maometto si proclamò capo di un esercito, sono invece aggressive.

Prendiamo, per esempio, 50:45 e la Sura 109, entrambe rivelate alla Mecca:

50:45. Noi sappiamo molto bene quello che essi dicono; e tu (O Maometto) non sei un tiranno sopra di essi (per forzarli a credere). Ma ammonisci col Corano chi teme la Mia Minaccia.109:1. Dì (O Maometto a questi politeisti e miscredenti): “O Al-Kafirun (non credenti in Allah, nella Sua Unicità, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri, nel Giorno della Resurrezione, e in Al-Qadar {Divina Provvidenza e Sostentamento di tutte le cose}, etc.)!
109:2. “Io non adoro ciò che voi adorate,
109:3. “Nè voi adorate ciò che io adoro.
109:4. “E io mai adorerò ciò che voi state adorando.
109:5. “Nè voi mai adorerete ciò che io adoro.
109:6. “Tenetevi la vostra religione, io mi terrò la mia religione (il Monoteismo Islamico).”

Poi troviamo questo passaggio rivelato appena dopo che i Musulmani raggiunsero Medina ed erano ancora vulnerabili:

2:256. Non c’è costrizione nella religione. In verità, la retta via è ben distinta da quella sbagliata. Chiunque non crede nel Taghut {idolatria} e crede in Allah, ha afferrato la maniglia più affidabile che mai si romperà. E Allah tutto ascolta e tutto conosce.

All’opposto, prendiamo 9:5, comunemente definito come il “Versetto della Spada”, rivelato verso la fine della vita di Maometto:

9:5. Quando poi saranno trascorsi i Mesi Sacri (il 1°, 7°, 11°, e 12° mese del calendario Islamico), allora uccidete i Mushrikun {idolatri} ovunque li troviate, catturateli, assediateli e preparate per loro ogni sorta di imboscata. Ma se si pentono ed eseguono As-Salat (Iqamat-as-Salat {le rituali preghiere Islamiche }), e pagano la Zakat {elemosina}, allora lasciateli liberi. Veramente, Allah è indulgente e misericordioso.

Essendo stato rivelato nella vita di Maomtto posteriormente a 50:45, a 109, e a 2:256, il Versetto della Spada cancella i loro suggerimenti pacifici, in accordo con 2:106. La Sura 8, rivelata poco prima della Sura 9, presenta un tema simile:

8:39. E combatteteli fino a che non ci sia più Fitnah (miscredenza e politeismo: cioè l’adorazione di altri insieme ad Allah) e la religione (adorazione) sia tutta per l’Unico Allah [in tutto il mondo]. Ma se desistono (di adorare altri insieme ad Allah), allora in verità, Allah vede tutto ciò che fanno.8:67. Non si addice a un profeta possedere prigionieri di guerra (e liberarli in cambio del riscatto) fino a quando non abbia compiuto un grande massacro (tra i suoi nemici) sulla terra. Voi volete i beni di questo mondo (cioè il denaro del riscatto per liberare i prigionieri), ma Allah vuole (per voi) la Vita Eterna. E Allah è Onnipotente e Onnisciente.

9:29. Combattete contro quelli che non credono in Allah, nè nell’Ultimo Giorno, e che non proibiscono ciò che è stato proibito da Allah e dal Suo Messaggero e quelli che non riconoscono la religione della verità (cioè l’Islam) tra i popoli della Scrittura (Ebrei e Cristiani) finchè non paghino la Jizya con accettata sottomissione, e si sentano essi stessi soggiogati.

9:33. E’ Lui {Allah} Che ha inviato il Suo Messaggero (Maometto) con la guida e la religione della verità (Islam), per farla trionfare sopra tutte le religioni anche se i Mushrikun (politeisti, idolatri, pagani, non credenti nella Unicità di Allah) odiano (ciò).

I comandamenti del Corano ai Musulmani, di muovere guerra in nome di Allah contro i non-Musulmani sono evidentissimi. Inotre, essi sono assolutamente vigenti poichè furono rivelati tardi, nella carriera del profeta e così cancellano e rimpiazzano le precedenti istruzioni di agire pacificamente. Senza conoscere il principio di “abrogazione”, gli Occidentali continueranno a malinterpretare il Corano e a credere erroneamente che l’Islam è una “religione di pace”.

c. La Sunna — la “Via” del Profeta Maometto

Nell’Islam, Maometto è considerato al-insan al-kamil (“l’uomo ideale”). Maometto non è assolutamente considerato “divino”, nè è adorato (nessuna immagine di Maometto è permessa per evitare il rischio di incoraggiare l’idolatria), tuttavia lui è il modello per eccellenza di ogni Musulmano per come si deve comportare. E’ mediante gli insegnamenti personali e le azioni di Maometto — che costituiscono la “via del Profeta”, la Sunna — che i Musulmani percepiscono che cosa è una vita buona e santa. I dettagli sul Profeta — come visse, cosa fece, i suoi detti non Coranici, le sue abitudini personali — sono conoscenze indispensabili per ogni Musulmano credente.

La conoscenza della Sunna proviene principalmente dagli hadiths (“racconti circostanziati dei fatti e dei detti”) della vita di Maometto, che furono tramandati oralmente fino a quando furono codificati nell’ottavo secolo AD, circa cento anni dopo la morte di Maometto. Gli hadiths comprendono la più importante raccolta di testi islamici dopo il Corano; sono in pratica una collezione di aneddoti sulla vita di Maometto che si ritiene siano stati iniziati da chi lo conobbe personalmente. Ci sono migliaia e migliaia di hadiths, alcuni estesi per molte pagine, altri lunghi a malapena qualche riga. Quando gli hadiths furono per la prima volta raccolti nell’ottavo secolo AD, fu evidente che molti non erano autentici. I primi studiosi Musulmani degli hadith faticarono moltissimo per cercare di determinare quali hadiths erano autentici e quali sospetti.

Gli hadiths qui riportati provengono esclusivamente dalla collezione più affidabile e autorevole, Sahih Al-Bukhari, riconosciuta come autentica da tutte le scuole di Studi Islamici, tradotti da studiosi Musulmani e che possono essere trovati qui. Le varie traduzioni degli hadiths possono variare nelle loro divisioni in volumi, libri e numeri, ma il contenuto è il medesimo. Per ogni hadith vengono presentate prima le informazioni relative alla sua classificazione, poi il nome di chi ha riferito l’hadith (generalmente qualcuno che conobbe personalmente Maometto), e infine il contenuto. Anche se l’assoluta autenticità perfino degli hadith più sicuri è difficilmente accertabile, essi sono comunque accettati come autentici e degni di fiducia, entro un contesto Islamico.

Poichè Maometto è l’unità di misura della moralità, le sue azioni non vengono giudicate in base a uno standard morale indipendente, ma piuttosto è lui che esemplifica quale sia lo standard morale appropriato per i Musulmani.

Volume 7, Libro 62, Numero 88; Raccontò Ursa: Il Profeta scrisse il (contratto di matrimonio) con Aisha quando lei aveva 6 anni e consumò il matrimonio quando lei aveva nove anni e lei rimase con lui per nove anni (cioè fino alla sua morte).Volume 8, Libro 82, Numero 795; Raccontò Anas: Il Profeta tagliò le mani e i piedi degli uomini appartenenti alla tribù di Uraina e non cauterizzò (i loro arti sanguinanti) finchè morirono.

Volume 2, Libro 23, Numero 413; Raccontò Abdullah bin Umar: Gli Ebrei {di Medina} portarono al Profeta un uomo e una donna dei loro che avevano commesso (adulterio) un rapporto sessuale illegale. Ordinò che entrambi fossero lapidati (a morte), vicino al luogo in cui si recitavano le preghiere funebri, di fianco alla moschea.

Volume 9, Libro 84, Numero 57; Raccontò Ikrima: Alcuni Zanadiqa (atei) furono portati ad Ali {il quarto Califfo} e lui li bruciò. La notizia di questo fatto raggiunse Ibn ‘Abbas che disse, “Se io fossi stato al suo posto, non li avrei bruciati, poichè l’Apostolo di Allah lo ha proibito, dicendo, “Non punite nessuno con la punizione di Allah (il fuoco).” Io li avrei uccisi secondo il comandamento dell’Apostolo di Allah, “Chiunque cambia la sua religione Islamica, uccidilo.”

Volume 1, Libro 2, Numero 25; Raccontò Abu Huraira: Fu chiesto all’Apostolo di Allah, “Quale è l’azione più bella?” Rispose, “Credere in Allah e nel Suo Apostolo (Maometto). Chi gli aveva posto la domanda allora chiese, “Quale è l’azione successiva (in bontà)?” Rispose, “Partecipare alla Jihad (la lotta religiosa) per la Causa di Allah.”

Nell’Islam non c’è una percezione “naturale” di moralità o giustizia che trascenda gli esempi specifici e le ingiunzioni specificati nel Corano e nella Sunna. Poichè Maometto è considerato l’ultimo Profeta di Allah e il Corano le eterne e inalterabili parole dello stesso Allah, non ci può essere una evoluzione della morale che consenta modifiche o integrazioni della morale Islamica con quella di origini diverse. L’intero universo morale Islamico deriva unicamente dalla vita e dagli insegnamenti di Maometto.

Oltre agli hadiths ritenuti autentici, una ulteriore fonte di informazioni accettate su Maometto proviene dalla Sira (vita) del Profeta, composta da uno dei più grandi esperti di Islam, Muhammad bin Ishaq, nell’ottavo secolo AD.

La carriera profetica di Maometto è significativamente divisa in due parti: la prima alla Mecca, dove si affaticò per quattordici anni per convertire all’Islam qualche seguace; la seconda, successivamente, a Medina (La Città dell’Apostolo di Dio) dove diventò un potente capo politico e militare. Alla Mecca vediamo una figura quasi Biblica, che predica penitenza e carità, perseguitato e respinto da chi gli stava attorno; successivamente, a Medina, vediamo un abile comandante e uno stratega che sistematicamente conquista e uccide chi gli si oppone. Sono gli ultimi anni della vita di Maometto, dal 622 AD fino alla sua morte nel 632, che furono raramente trascosi in sofisticate compagnie. Nel 622, quando il Profeta era ben oltre i cinquanta, lui e i suoi seguaci fecero l’Egira (emigrazione o fuga), dalla Mecca all’oasi di Yathrib — successivamente ribattezzata Medina — a circa 200 miglia verso Nord. Il nuovo monoteismo di Maometto aveva fatto infuriare i capi pagani della Mecca, e la fuga a Medina fu precipitata da un sospetto attentato alla vita di Maometto. Maometto aveva inviato in precedenza degli emissari per garantirsi un “benvenuto”. Fu accolto dalle tribù di Medina come il capo dei Musulmani e come arbitro nelle dispute intertribali.

Poco prima che Maometto fuggisse dalla ostile Mecca, un nuovo gruppo di convertiti gli giurò fedeltà sopra una collina fuori della Mecca, chiamata Aqaba. Ishaq riporta in questo passo della Sira il significato dell’evento:

Sira, p208: Quando Dio permise all’Apostolo di combattere, il secondo {giuramento di fedeltà ad} Aqaba conteneva condizioni riguardanti la guerra che non erano presenti nel primo patto di fedeltà. Ora essi {i seguaci di Maometto} si impegnarono alla guerra contro tutti in favore di Dio e del suo Apostolo, mentre egli promise loro per un così fedele servizio la ricompensa del paradiso.

Che la nascente religione di Maometto, a questo punto, sia andata incontro a un significativo cambiamento, appare del tutto evidente. Il dotto Ishaq chiaramente intende puntualizzare ai suoi lettori (Musulmani) che, benchè nei suoi primi anni, l’Islam fosse una dottrina relativamente tollerante che avrebbe “sopportato l’insulto e perdonato l’ignorante”, Allah ben presto richiese ai Musulmani ” di far guerra a tutti per Dio e il suo Apostolo”. Il calendario Islamico testimonia la suprema importanza dell’Egira fissando l’anno “uno” dalla data in cui avvenne. L’anno dell’Egira, 622 AD, è considerato più significativo dell’anno della nascita di Maometto o di quello della sua morte e anche di quello della prima rivelazione Coranica poichè l’Islam è prima di tutto e sopra tutto una impresa politico-militare. Fu soltanto quando Maometto lasciò la Mecca con la sua banda paramilitare che l’Islam conseguì la sua genuina fisionomia politico-militare. Gli anni del calendario Islamico (che utilizza i mesi lunari) sono definiti in Inglese con la sigla “AH” o “After Hijra” e in Italiano con la sigla “DE”, cioè “Dopo l’Egira”.

i. La Battaglia di Badr

La battaglia di Badr fu il primo importante scontro combattuto dal Profeta. Dopo essersi stabilito a Medina dopo l’Egira, Maometto iniziò una serie di razzie contro le carovane della tribù Meccana dei Quraish sulla via per la Siria.

Volume 5, Libro 59, Numero 287; Raccontò Kab bin Malik: L’Apostolo era uscito per incontrare le carovane dei Quraish, ma Allah fece in modo che essi (cioè i Musulmani) incontrassero inaspettatamente il nemico (senza averne avuto prima l’intenzione).Volume 5, Libro 59, Numero 289; Raccontò Ibn Abbas: Nel giorno della battaglia di Badr, l’Apostolo disse, “O Allah! mi appello a Te (per mantenere) il Tuo Patto e la Tua Promessa. O Allah! Se la Tua Volontà è che nessuno ti adori (allora concedi la vittoria ai pagani).” Allora Abu Bakr lo afferrò per la mano e disse, “Questo è sufficiente per te”. Il Profeta uscì dicendo, “La moltitudine sarà messa in fuga ed essi ci mostreranno le loro schiene” (54:45).

Tornato a Medina dopo la battaglia, Maometto intimò alla tribù Ebrea dei Qaynuqa (che risiedeva a Medina) di convertirsi all’Islam o di subire un destino simile a quello dei Quraish (3:12-13). I Qaynuqa accettarono di lasciare Medina a condizione di conservare le loro proprietà, cosa che Maometto concesse. Dopo l’esilio dei Bani (tribù) Qaynuqa, Maometto rivolse la sua attenzione agli individui di Medina che lui considerava avessero agito proditoriamente. Sembra che il Profeta sopportasse particolarmente male i molti poeti che ridicolizzavano la sua nuova religione e la sua pretesa di essere Profeta — un tema oggi evidentissimo nelle reazioni violente dei Musulmani verso qualsiasi cosa appaia loro come una presa in giro dell’Islam. Con le azioni che intraprese contro i suoi oppositori, “l’uomo ideale” stabilì il precedente, sempre valido, di come i Musulmani debbano trattare i detrattori della loro religione.

Sira, p367: Allora lui {Kab bin al-Ashraf} compose dei versi amatoriali di natura offensiva sulle donne Musulmane. L’Apostolo disse: “chi eliminerà Ibnul-Ashraf per me?” Muhammad bin Maslama, fratello dei Bani Abdu’l-Ashhal, disse, “Io tratterò con lui per te, O Apostolo di Dio, Io lo ucciderò”. Lui disse, “Fallo, se puoi” “Tutto quello che ti è richiesto è che devi provarci ” {disse il Profeta a Muhammad bin Maslama}. Lui disse, “O Apostolo di Dio, noi dovremo raccontare bugie”. Lui {il Profeta} rispose, “Dì quel che ti pare, poichè sei libero in questo affare”.Volume 4, Libro 52, Numero 270; Raccontò Jabir bin ‘Abdullah: Il Profeta disse, “Chi è pronto a uccidere Kab bin Al-Ashraf che ha veramente danneggiato Allah e il suo Apostolo?” Muhammad bin Maslama disse, “O Apostolo di Allah! Vuoi che io lo uccida?” Lui rispose affermativamente. Così, Muhammad bin Maslama andò da lui (cioè Kab) e disse, “Questa persona (cioè. il Profeta) ci ha messo alla prova e ci ha chiesto di essere caritatevoli”. Kab rispose, “Per Allah, vi stancherete di lui”. Muhammad gli disse , “Noi lo abbiamo seguito, ma ci dispiace lasciarlo, finchè non vedremo la fine della sua impresa”. Muhammad bin Maslama continuò a parlargli in questo modo fin che ebbe l’opportunità di ucciderlo.

Una porzione rilevante della Sira è riservata a poemetti composti dai seguaci di Maometto e dai suoi nemici, in duelli retorici che riflettevano quelli sul campo. Pare che ci sia stata una informale competizione per esaltare se stessi, la propria tribù e la propria Divinità ridicolizzando gli avversari in modi eloquenti e memorabili. Kab bin Malik, uno degli assassini di suo fratello, Kab bin al-Ashraf, compose il seguente:

Sira, p368: Kab bin Malik disse: Di loro Kab fu lasciato lì abbattuto a faccia in giù (dopo la sua caduta {la tribù Ebrea di} al-Nadir fu umiliata). Spade alla mano lo tagliammo a pezzi per ordine di Maometto, quando lui mandò segretamente, di notte, il fratello di Kab per recarsi da Kab. Lo ingannò e lo abbattè con astuzia, Mahmud fu degno di fiducia, audace.

ii. La Battaglia di Uhud

I Quraish della Mecca si riorganizzarono per un attacco ai Musulmani a Medina. Maometto ebbe sentore della spedizione Meccana che veniva per attaccarlo e accampò i suoi reparti su di una bassa collina a Nord di Medina, chiamata Uhud, dove la successiva battaglia ebbe luogo.

Volume 5, Libro 59, Numero 377; Raccontò Jabir bin Abdullah: Nel giorno della battaglia di Uhud, un uomo venne dal Profeta e disse, “Puoi dirmi dove sarò se dovessi cadere come un Martire?” Il Profeta rispose, “In Paradiso.” L’uomo buttò via alcuni datteri che teneva in mano e combattè fin che non cadde come un Martire.Volume 5, Libro 59, Numero 375; Raccontò Al-Bara: quando ci scontrammo col nemico, loro alzarono i tacchi finchè vidi le loro donne correre verso la montagna, alzando le loro vesti sopra le gambe mostrando gli anelli alle loro caviglie. I Musulmani cominciarono a dire, “Il bottino, il bottino!” Abdullah bin Jubair disse, “Il Profeta mi ha fatto solennemente promettere di non abbandonare questo posto.” Ma i suoi compagni si rifiutarono (di rimanere). Così, quando essi rifiutarono (di rimanere li), (Allah) li confuse in modo che non sapevano più dove andare, e subirono così settanta perdite.

Benché privato della vittoria a Uhud, Maometto non era assolutamente sconfitto. Continuò a fare razzie che resero l’essere Musulmano non solo virtuoso agli occhi di Allah ma anche notevolmente remunerativo. Nella visione Islamica del mondo, non c’è incompatibilità tra ricchezza, potere e santità. E difatti, per essere un membro della vera fede, è evidente e logico che uno si debba anche godere i ricchi doni di Allah — anche se questo significa rapinarlo agli infedeli.

Così come aveva neutralizzato la tribù Ebrea dei Bani Qaynuqa dopo Badr, ora, dopo Uhud, si rivolse contro i Bani Nadir. Secondo la Sira, Allah avvisò Maometto di un tentativo di assassinarlo, e il Profeta ordinò ai Musulmani di prepararsi alla battaglia contro i Bani Nadir. I Bani Nadir proposero di andare in esilio se Maometto gli avesse permesso di tenersi tutte le proprietà che avessero potuto trasportare con sè. Maometto accettò la loro proposta, a patto che consegnassero tutte le armi.

iii. La Battaglia di Medina

Nel 627 AD, Maometto dovette affrontare la più grave sfida alla sua nuova comunità. In quell’anno i Quraish della Mecca prepararono il loro più determinato attacco contro i Musulmani da sferrare nella sessa Medina. Maometto preferì evitare di affrontarli in battaglia in un luogo preordinato come a Uhud, ma rimase al riparo a Medina, protetta da colate laviche su tre lati. I Meccani avrebbero dovuto attaccare da Nord Est, in una valle tra le colate, e fu lì che Maometto ordinò di scavare una trincea per la difesa della città.

Volume 4, Libro 52, Numero 208; Raccontò Anas: Nel giorno (della battaglia) della Trincea, gli Ansar {i nuovi convertiti all’Islam} stavano dicendo, “Noi siamo quelli che hanno giurato fedeltà a Maometto per la Jihad (per sempre) finchè vivremo.” Il Profeta rispose loro, “O Allah! Non c’è vita tranne la Vita Eterna. Così onora gli Ansar e gli emigranti {dalla Mecca} con la Tua Generosità.”E raccontò Mujashi: Mio fratello e io ci recammo dal Profeta e io gli chiesi di accettare il nostro giuramento di fedeltà per la migrazione. Egli disse, “La Migrazione è morta con la sua gente”. Io domndai, “Per che cosa allora accetterai da noi un giuramento di fedeltà?” E Lui disse, “Io lo accetterò (il giuramento) per l’Islam e la Jihad.”

I Meccani furono presi alla sprovvista dalla trincea e riuscirono soltanto a superarla con incursioni di piccoli gruppi. Dopo alcuni giorni ritornarono alla Mecca. Dopo questa vittoria, Maometto si rivolse contro la terza tribù Ebrea di Medina, i Bani Quraiza. Mentre i Bani Qaynuqa e i Bani Nadir avevano duvuto andare in esilio, il destino dei Bani Quraiza sarebbe stato molto più atroce.

Sira, p463-4: Quindi loro {la tribù dei Quraiza} si arresero e il Profeta li confinò a Medina nel terreno di d. al-Harith, una donna dei Bani al-Najjar. Poi il Profeta andò al Mercato di Medina e vi fece scavare delle fosse. Poi li fece venire e, man mano che gli venivano portati a gruppi, tagliò loro la testa in queste fosse. Tra loro c’era il nemico di Allah Huyayy bin Akhtab e Kab bin Asad, loro capo. Erano 600 o 700 in totale, benché alcuni aumentino il numero a 800 o 900. Quando erano condotti in gruppi dall’Apostolo, chiesero a Kab cosa pensava che sarebbe loro successo. Lui rispose,”Ma non capirete mai? Non vedete che chi chiama non smette mai e che quelli portati via non ritornano? Per Allah, è morte!” Questo continuò fino a che l’Apostolo non li ebbe sterminati tutti.

E così troviamo il chiaro precedente che spiega la tipica predilezione dei terroristi Islamici di decapitare le loro vittime: è soltanto un altro precedente creato dal loro Profeta.

In un’altra delle successive razzie dei Musulmani, questa volta in un luogo chiamato Khaibar, “le donne di Khaibar furono distribuite tra i Musulmani” come era pratica comune. (Sira, p511) La razzia a Khaibar era contro i Bani Nadir, che Maometto aveva precedentemente esiliato da Medina.

Sira, p515: Kinana bin al-Rabi, che era stato il custode del tesoro dei Bani al-Nadir, fu condotto dall’Apostolo che lo interrogò in proposito. Lui negò di sapere dove fosse. Un Ebreo venne dall’Apostolo e riferì di aver visto Kinana girare attorno a certe rovine ogni mattina di buon’ora. Quando l’Apostolo disse a Kinana, “Sai che se scopriamo che lo hai tu, io ti ucciderò?” Lui disse, “Si”. L’Apostolo ordinò di scavare nelle rovine e una parte del tesoro fu trovata. Quando gli richiese il rimanente, lui rifiutò di fornirlo, così l’Apostoòo ordinò ad al-Zubayr bin al-Awwam, “Torturalo finchè non gli tirerai fuori quello che ha”, così lui accese con selce e acciaio un fuoco sul suo torace finchè fu quasi morto. Allora l’Apostolo lo consegnò a Muhammad bin Maslama e lui gli tagliò la testa per vendicare suo fratello Mahmud.

iv. La Conquista della Mecca

La più grande vittoria di Maometto avvenne nel 630 AD, circa dieci anni dopo che lui e i suoi seguaci furono costretti a fuggire a Medina. In quell’anno, raccolse un esercito di alcune decine di migliaia tra Musulmani e tribù alleate e marciò sulla Mecca. “L’Apostolo diede istruzione ai suoi generali, una volta entrati alla Mecca, di combattere solo con chi avesse opposto resistenza, tranne un piccolo numero di nemici che dovevano essere uccisi comunque, anche se fossero stati trovati al riparo delle tende della Kaba”. (Sira, p550)

Volume 3, Libro 29, Numero 72; Raccontò Anas bin Malik: L’Apostolo di Allah entrò alla Mecca, nell’anno della sua conquista, col capo coperto da un elmo Arabo e quando il Profeta se lo tolse, una persona venne e disse, “Ibn Khatal sta tenendo la coperta della Kaba (sta rifugiandosi nella Kaba)”. Il Profeta dise, “Uccidilo”.

Dopo la conquista della Mecca, Maometto delineò il futuro della sua religione.

Volume 4, Libro 52, Numero 177; Raccontò Abu Huraira: l’Apostolo di Allah disse, “L’Ora {del Giudizio Universale} non sarà stabilita finché non combatterete con gli Ebrei e il masso dietro cui un Ebreo si sta nascondendo, non dirà, ” O Musulmano! C’è un Ebreo che si nasconde dietro di me, uccidilo”.

Volume 1, Libro 2, Numero 24; Raccontò Ibn Umar: l’Apostolo di Allah disse, “Mi è stato ordinato (da Allah) di combattere contro la gente finchè non testimonieranno che nessuno ha il diritto di essere adorato, eccetto Allah e che Maometto è l’Apostolo di Allah, e finché non reciteranno le preghiere nel modo corretto e pagheranno l’elemosina obbligatoria, così, se faranno ciò, allora otterranno da me la salvezza per le loro vite e le loro proprietà, tranne che per (quanto previsto dal)le leggi Islamiche e poi la loro valutazione (conti) sarà fatta da Allah”.

E’ in conseguenza di queste dichiarazioni bellicose che la teologia Islamica divide il mondo in dar al-Islam (la Casa dell’Islam, cioè quelle Nazioni che si sono sottomesse ad Allah) e dar al-harb (la Casa della Guerra, cioè quelle che non si sono sottomesse). E’ sotto questa legge che il mondo viveva al tempo di Maometto, ed è sotto questa legge che vive oggi. Allora come oggi il messaggio dell’Islam agli infedeli di tutto il mondo è il medesimo: sottomettiti o sarai conquistato.

d. Sharia, la legge Coranica

A differenza di molte religioni, l’Islam contiene per la società un programma legale e politico obbligatorio e altamente circostanziato, chiamato Sharia, che si può approssimativamente tradurre come “strada” o “retta via”. I precetti della Sharia derivano dai comandamenti del Corano e della Sunna (gli insegnamenti e gli esempi di Maometto raccontati negli hadiths autentici e nella Sira). Insieme, il Corano e la Sunna, stabiliscono le prescrizioni della Sharia, che è la rappresentazione della buona società Islamica. Poiché la Sharia deriva dal Corano e dalla Sunna, non è facoltativa. La Sharia è il codice legale prescritto da Allah per tutta l’umanità. Violare la Sharia o non accettare la sua autorità significa ribellione contro Allah, cosa che i Musulmani fedeli sono obbligati a combattere.

Nell’Islam non c’è separazione tra religione e politica; piuttosto l’Islam e la Sharia costituiscono un sistema omnicomprensivo per organizzare la società ad ogni livello. Mentre, in teoria è possibile ad una società Islamica avere forme esteriori diverse — un sistema di governo elettivo, una monarchia ereditaria, e così via — qualunque sia la forma di governo esterna, il contenuto obbligato è la Sharia. E’ questa realtà che pone la Sharia in contrasto con tutte le forme di governo basate su qualcosa che non sia il Corano o la Sunna.

I precetti della Sharia possono essere divisi in due parti:

1. Atti di culto (al-ibadat), che includono:Purificazione rituale (Wuadu)
Preghiere (Salah)
Digiuno (Sawm e Ramadan)
Elemosina (Zakat)
Pellegrinaggio alla Mecca (Hajj)

2. Relazioni umane (al-muamalat), che includono:

Transazioni finanziarie
Prestiti
Leggi testamentarie ed eredità
Matrimonio, divorzio e cura dei bambini
Cibi e bevande (inclusa la macellazione rituale e la caccia)
Sanzioni penali
Guerra e Pace
Materie legali e giudiziarie (incluse testimonianza e presentazione delle prove)

Come si può vedere, ci sono pochi aspetti della vita che la Sharia non regoli in modo preciso. Tutto, dal come ci si lava le mani, all’educazione dei bambini, alla tassazione, alla politica militare, cade sotto la sua giurisdizione. Dato che la Sharia deriva dal Corano e dalla Sunna, consente un qualche spazio all’interpretazione. Ma dopo aver attentamente esaminato le fonti (vedi sopra), è evidente che una significativa applicazione della Sharia è destinata ad apparire estremamente diversa da qualsiasi cosa che assomigli a una società libera e aperta, in senso Occidentale. La lapidazione degli adulteri, la pena capitale per gli apostati e i bestemmiatori, la repressione delle altre religioni e l’ostilità obbligatoria verso le Nazioni non Islamiche, costellata da continui atti di guerra, sarà la norma. Sembra quindi esatto classificare l’Islam e il suo codice legale, la Sharia, come una forma di totalitarismo.

2. Jihad e Dhimmitudine

a. Che cosa significa “jihad”?

Jihad letteralmente significa “lotta”. Rigorosamente parlando, jihad non significa “guerra santa” come spesso sottolineano gli apologeti Musulmani. Tuttavia rimane controversa la questione di quale tipo di “lotta” si intenda: una lotta interiore e spirituale contro le passioni o una lotta fisica rivolta all’esterno.

Come in ogni altro caso, in cui si cerchi di determinare cosa prescrive l’Islam a proposito di qualche specifico argomento, bisogna rivolgersi al Corano e alla Sunna. Da queste fonti (vedi sopra) è evidente che un Musulmano deve “lottare” contro una grande varietà di cose: la pigrizia nelle preghiere, l’incuria nel pagare la zakat (elemosina), eccetera. Ma è anche evidente che un Musulmano è obbligato a lottare contro l’infedele in un combattimento fisico. La straordinaria carriera militare di Maometto dimostra il ruolo centrale che le azioni militari rivestono nell’Islam.

b. La jihad secondo Hasan Al-Banna

Qui di seguito sono riportati alcuni brani del trattato di Hasan al-Banna: Jihad. Nel 1928 Al-Banna fondò la Fratellanza Musulmana, che oggi è la più potente organizzazione dell’Egitto, dopo lo stesso governo. In questo trattato Al-Banna dimostra in modo stringente, logico e inequivocabile che i Musulmani devono prendere le armi contro gli Infedeli. Come lui dice: “I versetti del Corano e la Sunna intimano alla gente in generale (con le più eloquenti espressioni e con una esposizione chiarissima) di partecipare alla jihad, alle attività belliche, alle forze armate, e a tutti i sistemi di combattimento di mare e di terra.”

Tutti i Musulmani devono fare la JihadLa jihad è un obbligo stabilito da Allah per ogni Musulmano e non può essere ignorato o evitato. Allah ha ascritto enorme importanza alla jihad e ha predisposto come premio ai Martiri e ai combattenti sulla Sua via una splendida ricompensa. Soltanto chi ha agito in conformità dei Martiri e chi ha modellato sè stesso come loro nella escuzione della jihad può unirsi ad essi nella ricompensa. Inoltre, Allah ha specificamente onorato i Mujahideen {quelli che si impegnano nella jihad} con indubbie qualità, sia spirituali che pratiche, vantaggiose per loro, sia in questo mondo che nell’altro. Il loro sangue puro è un simbolo di vittoria in questo mondo e un emblema di successo e felicità nel prossimo.

Quelli che possono solo accampare scuse, tuttavia, sono stati avvisati delle orrende punizioni e Allah li ha definiti con i peggiori epiteti. In questo mondo saranno circondati dal disonore e nel prossimo saranno avvolti dal fuoco da cui non potranno scappare non ostante possano disporre di enormi ricchezze. Le debolezze di astenersi o di evitare la jihad sono considerate da Allah come uno dei maggiori peccati e uno dei sette peccati che garantiscono il disastro.

L’Islam è interessato alla questione della jihad ed alla programmazione ed alla mobilitazione dell’intera Umma {la comunità globale dei Musulmani} in un unico corpo, che difenda la giusta causa con tutta la sua forza, molto più di qualsiasi altro sistema di vita, antico o moderno, sia religioso che civile. I versetti del Corano e la Sunna di Maometto (BPSL {Benedizioni e Pace Su di Lui}) sovrabbondano di tutte queste nobili idee e intimano alla gente in generale (con le più eloquenti espressioni e con una esposizione chiarissima) di partecipare alla jihad, alle attività belliche, alle forze armate, e a tutti i sistemi di combattimento di mare e di terra.

Qui al-Banna riporta citazioni dal Corano e dagli hadith autentici che dimostrano la necessità del combattimento per i Musulmani. Le citazioni sono simili a quelle precedentemente riportate in Islam 101 Sezione 1b e qui sono omesse.

La Jihad secondo gli StudiosiVi ho appena presentato alcuni Versetti del Corano e dei nobili Hadith concernenti l’importanza della jihad. Ora desidero presentarvi alcune opinioni dalla giurisprudenza delle scuole di Pensiero Islamico, incluse autorità recenti, riguardanti le regole della jihad e la necessità della preparazione. Da ciò possiamo realizzare quanto la Umma si sia allontanata dall’Islam nel suo comportamento, come si può ben vedere dal consenso degli studiosi sulla questione della jihad.

L’autore del ‘Majma’, al-Anhar fi Sharh Multaqal-Abhar, descrivendo le regole della jihad secondo la Scuola Hanafi, disse:’Jihad letteralmente significa esercitare il massimo sforzo in parole e opere; nella Sharia {la legge Islamica} è intesa come la lotta contro gli infedeli e implica tutti gli sforzi possibili necessari a distruggere il potere dei nemici dell’Islam includendo il vincerli, il saccheggiare le loro ricchezze, l’abbattere i loro luoghi di preghiera e il distruggere i loro idoli. Ciò significa che jihad è impegnarsi al massimo per assicurare la forza dell’Islam con mezzi come il combattere contro chi vi combatte e contro i dhimmi {non-Musulmani che vivono sotto la sovranità Islamica} (se violano qualsiasi clausola del trattato) e contro gli apostati (che sono i peggiori tra gli infedeli, poichè ripudiarono la fede dopo averla proclamata).

E’ fard (obbligatorio) per noi combattere contro i nemici. L’Imam deve mandare una spedizione militare nel Dar-al-Harb {Casa della Guerra — il mondo non Musulmano} ogni anno almeno una o due volte e il popolo lo deve sostenere. Se alcuni del popolo svolgono questo obbligo, gli altri sono dispensati da questo obbligo. Se questo fard kifayah (obbligo comunitario) non può essere realizzato da quel gruppo, allora la responsabilità ricade sul gruppo più vicino, e poi al più vicino dopo questo e così via, e se il fard kifayah non può essere compiuto se non da tutta la comuntà, allora diventa fard ‘ayn (obbligo individuale) di ogni membro della comunità, come la preghiera.

Tutti gli studiosi sono dello stesso parere su questo argomento, come dovrebbe essere evidente, e questa posizione è identica siano essi Mujtahideen (chi interpreta la legge o riformatore; n.d.t.) o Muqallideen (chi segue la lettera della legge o tradizionalista; n.d.t.), ed è identica siano essi salaf (antichi) o khalaf (moderni). Tutti concordano unanimemente che la jihad è un fard kifayah imposto alla Umma Islamica per diffondere il Da’wah (chiamata) dell’Islam e che la jihad è fard ‘ayn se un nemico attacca le terre Musulmane. Oggi, fratello mio, come ben sai, i Musulmani sono costretti ad essere subordinati ad altri e sono governati da infedeli. Le nostre terre sono state accerchiate e le nostre hurruma’at (proprietà personali, rispetto, onore, dignità e riservatezza) violate. I nostri nemici controllano i nostri affari e i riti del nostro din (religione) sono sotto la loro giurisdizione. E per di più i Musulmani non riescono ad adempiere la responsabilità del Da’wah che grava sulle loro spalle. E quindi, in questa situazione, la jihad diventa dovere di ogni Musulmano senza eccezioni. Lui si deve preparare mentalmente e fisicamente in modo tale che, quando Allah lo deciderà, lui sarà pronto.

Non posso terminare questo discorso senza ricordarvi che i Musulmani per tutto il tempo della loro storia (prima dell’attuale periodo di oppressione in cui hanno perduto la loro dignità) non hanno mai abbandonato la jihad nè sono stati mai negligenti nella sua esecuzione, nè loro, nè le loro autorità religiose, nè i loro mistici, nè i loro artisti, eccetera. Tutti loro erano sempre pronti e preparati. Per esempio, Abdullah ibn al Mubarak (118/736 – 181/797), un uomo estremamente istruito e pio, fu un volontario nella jihad per la maggior parte della sua vita e ‘Abdul Wahid bin Zayd, un Sufi e un uomo devoto, fece lo stesso. E durante la sua vita, Shaqiq al Balkhi, il capo dei Sufi, spronò i suoi allievi alla jihad.

Altre questioni collegate concernenti la jihad

Molti Musulmani oggi credono, erroneamente, che combattere il nemico è jihad asghar (una jihad minore) e che combattere il proprio ego è jihad akbar (una jihad maggiore). Il seguente racconto (athar) è citato come prova: “Noi siamo ritornati dalla jihad minore per intraprendere la jihad maggiore”. Loro chiesero: “Che cosa è la jihad maggiore?”. Lui rispose: “La jihad del cuore, quella contro il proprio ego”.

Questo racconto è usato da qualcuno per diminuire l’importanza della lotta, per scoraggiare ogni preparazione al combattimento e per sconsigliare ogni contribuzione alla jihad nella via di Allah. Questo racconto però non è una tradizione sahih (credibile). L’insigne muhaddith (esperto di hadith) Al Hafiz ibn Hajar al-Asqalani ha detto nel Tasdid al-Qaws:

“E’ molto ben conosciuto ed è ripetuto molto spesso, ed era un detto di Ibrahim ibn ‘Abla.”

Al Hafiz Al Iraqi ha detto nel Takhrij Ahadith al-Ahya’:

“Al Bayhaqi lo ha trasmesso con una debole sequenza di narratori per l’autorità di Jabir, e Al Khatib lo ha trasmesso nella sua storia per l’autorità di Jabir”

Nonostante ciò, anche se si trattasse di una tradizione credibile, non si potrebbe mai giustificare l’abbandono della jihad o della preparazione della jihad, al fine di recuperare i territori dei Musulmani e respingere gli attacchi degli infedeli. Si deve far sapere che questa tradizione enfatizza semplicemente l’importanza della lotta contro il proprio ego, in modo che Allah diventi l’unico scopo di ogni nostra azione.

Altre questioni collegate riguardanti la jihad includono ordinare il bene e il vietare il male. E’ detto negli Hadith: “Una delle più grandi forme di jihad è pronunciare una parola di verità in presenza di un tiranno”. Ma nulla eguaglia l’onore della shahadah kubra (il supremo martirio) o la ricompensa che attende i Mujahideen.

Conclusione

Fratelli miei! Alla Umma che sa come morire di una morte nobile ed onorevole è garantita una vita esaltante in questo mondo ed una eterna felicità nell’altro. Degradazione e disonore sono i risultati dell’amore per questo mondo e della paura della morte. Pertanto, preparatevi per la jihad e siate gli amanti della morte. La vita stessa verrà in cerca di voi.

Fratelli miei! Dovete sapere che un giorno dovrete affrontare la morte e che questo funesto evento può succedere solo una volta. Se in tale occasione voi soffrite nella via di Allah, sarà per il vostro bene in questo mondo e per la vostra ricompensa nell’altro. E ricorda, fratello, che nulla può succedere se non per il Volere di Allah: pensa molto bene a ciò che Allah, il Benedetto, l’Altissimo, ha detto:

Quindi, dopo il dolore, Egli vi mandò la sicurezza. Un sonno colse una parte di voi, mentre l’altra stava pensando a se stessa (a come salvarsi, ignorando gli altri e il Profeta) e pensava male di Allah — il pensiero dell’ignoranza. Essi dissero; “Cosa c’entriamo noi in questa impresa?”. Dì loro (o Maometto): “Sicuramente l’impresa appartiene totalmente ad Allah”. Essi nascondono dentro di loro quello che non osano rivelarti, dicendo: “Se noi non avessimo avuto alcun ruolo in questa impresa, nessuno di noi sarebbe stato ucciso qui”. Rispondi: “Anche se voi foste rimasti a casa vostra, quelli di voi per i quali la morte era stata decretata sarebbero certamente andati fino al luogo della loro morte: ma che Allah possa controllare quello che avete nel cuore; e possa purificare ciò che era nei vostri cuori (i peccati), e Allah conosce tutto quello che c’è nei (vostri) cuori”. {Sura 3:154}

c. Dar al-Islam e dar al-harb: la Casa dell’Islam e la Casa della Guerra

I comandamenti violenti del Corano e i violenti precedenti stabiliti da Maometto, determinano il tono della visione Islamica della politica e della storia mondiale. Gli studiosi Islamici dividono il mondo in due sfere di influenza, la Casa dell’Islam (dar al-Islam) e la Casa della Guerra (dar al-harb). Islam significa sottomissione, e così la Casa dell’Islam include quelle nazioni che si sono sottomesse all’ordinamento Islamico, vale a dire, le nazioni governate secondo la Sharia, la legge Coranica. Il resto del mondo, che non ha accettato la legge Coranica e quindi non è in uno stato di sottomissione, esiste in uno stato di ribellione o di “guerra” contro il volere di Allah. E’ obbligatorio per il dar al-Islam muovere guerra contro il dar al-harb fino a quando tutte le nazioni si sottometteranno al volere di Allah e accetteranno la Sharia. Il messaggio dell’Islam al mondo non Musulmano è oggi identico a quello che fu ai tempi di Maometto e durante tutta la storia: sottomettiti o sarai conquistato. Gli unici periodi dai tempi di Maometto in cui il dar al-Islam non è stato attivamente in guerra con il dar al-harb è stato quando i Musulmani erano troppo deboli o troppo divisi per combattere una guerra efficace.

Ma le pause nella guerra continua che la Casa dell’Islam ha dichiarato contro la Casa della Guerra non è un abbandono della jihad come principio, ma dipende da un cambiamento dei fattori strategici. E’ consentito alle nazioni Musulmane di dichiarare hudna, o tregua, nei momenti in cui le nazioni infedeli sono troppo potenti per rendere accettabile la guerra aperta. La jihad non è un patto di suicidio collettivo, anche se “uccidere ed essere ucciso” (Sura 9:111) è incoraggiato su base individuale. Nelle ultime poche centinaia di anni, il mondo Musulmano è stato troppo diviso e tecnologicamente inferiore per costituire una seria minaccia all’Occidente. Ma questo sta cambiando.

i. Taqiyya — L’inganno religioso

A causa dello stato di guerra tra dar al-Islam e dar al-harb, les ruses de guerre (le astuzie di guerra), cioè, il mentire in modo sistematico all’infedele, devono essere considerate una parte essenziale delle tattiche Islamiche. La martellante ripetizione delle Organizzazioni Islamiche in tutto il dar al-harb che “l’Islam è una religione di pace” o che l’origine della violenza Musulmana dipende dalle menti malate di alcuni individui “fanatici”, deve essere considerata come una disinformazione rivolta ad indurre il mondo infedele ad abbassare la guardia. Ovviamente alcuni Musulmani possono sinceramente considerare la loro religione come “pacifica” — ma solo in quanto ignorano i suoi veri insegnamenti, o nel senso del teorico Egiziano Sayyid Qutb, che asseriva, nel suo “Islam e pace universale”, che la vera pace avrebbe prevalso nel mondo non appena l’Islam lo avesse conquistato.

Un punto da sottolineare è che, mentre i Musulmani che presentano la loro religione come “pacifica” abbondano in tutto il dar al-harb, essi sono praticamente inesistenti nel dar al-Islam. Un Musulmano apostata una volta mi ha suggerito un test infallibile per gli Occidentali che credono che l’Islam sia una religione di “pace” e di “tolleranza”: prova a sostenere questo concetto a un angolo di strada a Ramallah, o a Riyadh, o a Islamabad, od in qualsiasi altro posto nel mondo Musulmano. Mi assicurò che non sarei sopravvissuto cinque minuti.

Un problema che concerne la legge e l’ordine {riguardante i Musulmani nel dar al-harb} deriva da un antico principio Islamico — quello della taqyya, una parola la cui radice significa “restare fedeli” ma che in realtà significa “dissimulazione”). Ha piena autorità Coranica (3:28 and 16:106) e consente ai Musulmani di adeguarsi esternamente ai requisiti richiesti dal governo anti Islamico o non Islamico, “rimanendo fedeli” internamente a qualsiasi cosa si ritenga essere il vero Islam, mentre si aspetta che la marea si inverta. (Hiskett, Some to Mecca Turn to Pray, 101.)Volume 4, Libro 52, Numero 269; Raccontò Jabir bin ‘Abdullah: Il Profeta disse, “La guerra è inganno”.

Storicamente, gli esempi di taqyya includono il permesso di rinunciare addirittura all’Islam pur di salvarsi il collo, o per ingraziarsi un nemico. Non è difficile vedere che le implicazioni della taqyya sono estremamente insidiose: esse in pratica rendono ogni compromesso negoziato — e, anche, tutte le comunicazioni sincere tra dar al-Islam e dar al-harb — impossibili. Non deve quindi sorprendere che in una guerra, una delle due parti debba ingannare l’altra riguardo ai suoi mezzi e alle sue intenzioni. Hugh Fitzgerald, anche lui del Jihad Watch, riassume così la taqyya e il kitman, un’altra forma correlata di inganno.

“Taqiyya” è la dottrina, ufficializzata dalla religione, originatasi dapprima presso l’Islam Shita ma oggi praticata anche dai Musulmani non Shiti, della volontaria dissimulazione, a proposito di argomenti religiosi, che può essere realizzata per proteggere l’Islam e i Credenti. Un termine correlato, con una applicazione più estesa, è il “kitman”, definito come “riserva mentale”. Un esempio di “taqyya” potrebbe essere l’insistenza di un sostenitore dell’Islam che “ovviamente” nell’Islam c’è libertà di coscienza, citando poi questo versetto del Corano: “Non deve esserci costrizione nella religione” {2:256}. Ma questa asserzione è falsa, perchè non c’è stata menzione della dottrina Islamica dell’abrogazione, o “naskh”, per cui un versetto così iniziale come questo, riguardante la “non costrizione nella religione”, è stato successivamente soppresso da successivi versetti, molto più intolleranti e ostili. Ad ogni modo, la storia dimostra che nell’Islam c’è, e c’è sempre stata, “costrizione nella religione” per Musulmani e non Musulmani.”Kitman” è simile alla “taqyya”, ma, piuttosto che una evidente menzogna, consiste nel dire solo una parte della verità, con una “riserva mentale” che giustifica l’omissione del resto. Un esempio può bastare. Quando un Musulmano afferma che “jihad” in realtà significa una “lotta spirituale”, ed evita di aggiungere che questa definizione è apparsa solo recentemente nell’Islam (poco più di un secolo fa), egli inganna tacendo, e quindi sta usando il “kitman”. Quando poi cita, a supporto della sua dubbia affermazione, l’hadith in cui si racconta che Maometto, tornando a casa dopo una delle sue numerose battaglie, abbia detto (come risaputo tramite una catena di testimonianze successive, o “isnad”), che lui era tornato dalla “Jihad Minore alla Jihad Maggiore” e non aggiunge che lui sa essere anche vero, che questo è un hadith “debole”, considerato dai muhaddithin più rispettati di autenticità dubbia, egli sta ancora praticando il “kitman”.

Nei periodi in cui la maggiore forza del dar al-harb rende necessario che la jihad assuma un approccio indiretto, l’atteggiamento naturale di un Musulmano verso il mondo degli infedeli deve essere quello dell’inganno e dell’omissione. Rivelare sinceramente lo scopo finale del dar al-Islam, di conquistare e saccheggire il dar al-harb, quando questo ha in mano tutti gli assi militari, sarebbe solo una idiozia strategica. Fortunatamente per i combattenti della jihad, molti infedeli non sanno come si deve leggere il Corano, nè si preoccupano di conoscere cosa Maometto ha fatto e cosa ha insegnato, il che consente con facilità, di dare l’impressione mediante citazioni e omissioni che “l’Islam è una religione di pace”. Ogni infedele che vuole credere queste favole continuerà felicemente nel suo errore per la citazione di una manciata di versetti Meccani e per il racconto che Maometto era un uomo pio e caritatevole. E’ sufficiente scavare soltanto in po’ più profondamente per svelare la menzogna.

d. La Jihad nella Storia

Nel 622 AD (primo anno del calendario Islamico, 1 DE), Maometto abbandonò la Mecca per la città di Medina (Yatrib) a circa a 200 miglia verso Nord, nella penisola Arabica. A Medina Maometto creò una organizzazione paramilitare che avrebbe esteso la sua influenza e quella della sua religione per tutta l’Arabia. Poichè nell’Islam non è mai esistita una separazione tra l’organizzazione religiosa e quella politico-militare, questa evoluzione fu del tutto naturale e in accordo coi principi Islamici. Ora della sua morte, nel 632 AD, Maometto, con una serie numerosa di scorrerie e battaglie, aveva esteso il suo controllo sulla maggior parte dell’Arabia Meridionale. Le popolazioni conquistate di queste zone si dovettero sottomettere agli ordini dei Musulmani e pagare una tassa di “protezione” o convertirsi all’Islam.

i. La Prima Grande Ondata della Jihad: gli Arabi, 622-750 AD

Verso la fine della sua vita, Maometto inviò lettere ai grandi Imperi del Medio Oriente esigendo la loro sottomissione alla sua autorità. Questo elimina ogni idea che il Profeta intendesse limitare l’estensione dell’Islam alla sola Arabia. In effetti, è evidente che l’unica vera religione, rivelata dall’ultimo e definitivo Profeta, dovesse avere una supremazia universale. Così, come Maometto aveva combattuto e soggiogato i popoli della penisola Arabica, i suoi successori Abu Bakr, Omar, Uthman e Ali (conosciuti come i quattro Califfi ortodossi) ed altri Califfi combatterono e soggiogarono nel nome di Allah i popoli del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa.

Volume 4, Libro 53, Numero 386; Raccontò Jubair bin Haiya: Omar {il secondo Califfo} mandò i Musulmani a combattere i pagani. Quando raggiungemmo la terra del nemico, il rappresentante di Khosrau {Persia} uscì con quaranta mila guerrieri, e un interprete si alzò dicendo, “Che uno di voi parli con me!”. Al-Mughira rispose, “Il nostro Profeta, il Messaggero del nostro Dio, ci ha ordinato di combattervi fino a che voi non adoriate Allah il Solo o paghiate la jizya (cioè il tributo per la protezione); e il nostro Profeta ci ha informato che il nostro Signore dice: “Chiunque di noi venga ucciso (diventi un martire) andrà in Paradiso per condurre una vita così splendida che non se ne è mai vista l’eguale, e chiunque di noi rimane vivo, diventerà il vostro padrone”.

Scatenando sul mondo la “guerra lampo” del tempo, l’Islam si diffuse rapidamente nei territori di Bisanzio, della Persia e dell’Europa Occidentale nei decenni successivi alla morte di Maometto. Gli scricchiolanti imperi Bizantino e Persiano, dopo essersi combattuti a vicenda fino al loro mutuo declino, opposero a questa inaspettata aggressione una resistenza modesta. Gli eserciti Arabo-Musulmani si lanciarono sulla Terra Santa, conquistarono i territori che oggi sono Iran e Iraq, dilagarono a Ovest, attraverso l’Africa, in Spagna e quindi in Francia. L’offensiva Musulmana in Occidente fu finalmente bloccata alla battaglia di Poitiers/Tours, non lontano da Parigi, nel 732 AD. A Oriente, la jihad penetrò profondamente nell’Asia centrale.

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Come Maometto aveva depredato i suoi nemici, così i suoi successori spogliarono le terre conquistate — incomparabilmente più ricche materialmente e culturalmente delle desolate sabbie dell’Arabia — della loro ricchezza e della loro mano d’opera. Quasi da un giorno all’altro, le più avanzate civiltà del Medio Oriente, il Nord Africa, la Persia e la penisola Iberica videro la loro agricoltura, le loro religioni autoctone e le loro popolazioni distrutte o saccheggiate. Ad eccezione di una manciata di città fortificate che riuscirono a negoziare i termini della loro resa, la catastrofe sofferta da queste terre fu quasi totale.

Bat Ye’or, la principale studiosa della espansione dell’Islam e del suo trattamento dei non-Musulmani, ci ha reso un servizio inestimabile mediante la raccolta e la traduzione di numerosi testi e fonti originali che documentano secoli di conquiste Islamiche. Lei riporta questi documenti nelle sue pubblicazioni sulla storia Islamica e sulla miserevole condizione dei non-Musulmani sotto la dominazione Islamica. Nella storia della jihad, il massacro dei civili, la profanazione delle chiese e il saccheggio delle campagne sono ordinaria amministrazione. Questo è il resoconto di Michele il Siriano dell’invasione Musulmana della Cappadocia (Turchia meridionale) nel 650 AD durante il Califfato di Omar:

… quando Muawiya {il comandante Musulmano} arrivò {a Euchaita in Armenia} ordinò di passare a fil di spada tutti gli abitanti; mise delle guardie in modo che nessuno riuscì a sfuggire. Dopo aver radunato tutte le ricchezze della città, cominciarono a torturare i capi perchè mostrassero loro le cose (i tesori) che erano stati nascosti. I Taiyaye {Arabi Musulmani} ridussero tutti (i sopravvissuti) in schiavitù — uomini, donne, bambini e bambine — e commisero ogni forma di depravazione in quella sfortunata città: commisero ogni oscenità dentro le chiese. Tornarono quindi al loro paese esultanti. (Michele il Siriano, citato da Bat Ye’or in Il declino della Cristianità Orientale sotto l’Islam, 276-7.)

La successiva descrizione, dello storico Musulmano Ibn al-Athir (1160-1233 AD), delle razzie nella Spagna del Nord e in Francia nell’ottavo e nono secolo AD, non trasmettono altro che non sia la grande soddisfazione per l’estensione delle devastazioni compiute contro gli infedeli, inclusi i civili.

Nel 177 (17 Aprile 793 AD), Hisham, principe di Spagna, inviò un grande esercito comandato da Abd al-Malik b. Abd al-Wahid b. Mugith in territorio nemico, il quale fece incursioni fino a Narbonne e Jaranda (Gerona). Questo generale attaccò subito Jaranda dove c’era una guarnigione scelta dei Franchi; uccise i più valorosi, distrusse le mura e le torri della città e riuscì quasi a conquistarla. Poi marciò su Narbonne, dove compì le stesse imprese, e poi, spingendosi avanti, rase al suolo la terra di Cedragne {vicino ad Andorra nei Pirenei}. Per molti mesi scorazzò in queste terre in ogni direzione, violentando donne, uccidendo guerrieri, distruggendo fortezze, bruciando e saccheggiando ogni cosa, respingendo il nemico che fuggì precipitosamente. Tornò sano e salvo, trascinandosi dietro Dio solo sa quanto bottino. Questa è una delle più famose spedizioni dei Musulmani in Spagna. Nel 223 (2 Dicembre 837 AD), Abd ar-Rahman b. al Hakam, sovrano di Spagna, inviò un esercito contro Alava; si accampò vicino a Hisn al-Gharat, che cinse d’assedio; arraffò tutto il bottino che trovò li, uccise gli abitanti e si ritirò, portandosi via donne e bambini come prigionieri. Nel 231 (6 Settembre 845 AD), un esercito Musulmano avanzò in Galizia, nel territorio degli infedeli, dove saccheggiò e sterminò tutti. Nel 246 (27 Marzo 860 AD), Muhammad b. Abd ar-Rahman avanzò con molte truppe e un ingente apparato militare nella la regione di Pamplona. Demolì, distrusse e devastò questo territorio, dove saccheggiò e seminò morte. (Ibn al-Athir, Annali, citato da Bat Ye’or in Il declino della Cristianità Orientale sotto l’Islam, 281-2.)

Questa prima ondata di jihad si rovesciò su gran parte degli Imperi Bizantino, Visigoto, Franco e Persiano e lasciò il neonato Impero Islamico in controllo di territori estesi dal Sud della Francia, attraverso la Spagna a Sud e attraverso il Nord-Africa a Est fino all’India e a Nord fino alla Russia. All’inizio del secondo millennio AD, l’invasione Mongola da Est indebolì enormemente l’Impero Islamico e pose fine al predominio Arabo.

ii. La Seconda Grande Ondata della Jihad: i Turchi, 1071-1683 AD

Circa venticinque anni prima che il primo esercito dei Crociati partisse dall’Europa centrale per la Terra Santa, gli eserciti Turchi (Ottomani) cominciarono una aggressione contro l’Impero Cristiano Bizantino che governava quella che oggi è la Turchia fin da quando la capitale dell’Impero Romano fu trasferita a Costantinopoli nel 325 AD. Nella battaglia di Manzicerta, nel 1071, le forze Cristiane subirono una sconfitta disastrosa, che lasciò gran parte dell’Anatolia aperta all’invasione. Questa seconda ondata di jihad fu temporaneamente frenata dall’invasione degli eserciti Latini durante le Crociate (vedi Islam 101 FAQs: domande frequenti), ma, dall’inizio del quattordicesimo secolo, i Turchi iniziarono a minacciare Costantinopoli e la stessa Europa.

In Occidente, gli eserciti Cattolico-Romani, stavano respingendo poco a poco le forze Musulmane dalla penisola Iberica, fino a quando, nel 1492, furono completamente espulse (la Riconquista). Nell’Europa Orientale, invece, l’Islam continuò la sua ascesa. Lo scontro più significativo tra gli invasori Musulmani e le popolazioni locali della regione, fu la battaglia del Kosovo, nel 1389, in cui i Turchi sbaragliarono un esercito multinazionale comandato dal re Serbo San Lazzaro anche se la loro avanzata in Europa fu drasticamente rallentata. Dopo numerosi tentativi, risalenti fino al settimo secolo, Costantinopoli, il gioiello della Cristianità Orientale, alla fine cadde, nel 1453, sotto il peso delle armate del Sultano Maometto II. Se uno attribuisce le atrocità della prima ondata della jihad al “Arabismo” dei suoi esecutori, i Turchi dimostrarono di essere capacissimi di vivere secondo i principi del Corano e della Sunna. Paul Fregosi, nel suo libro “jihad” descrive la scena che seguì l’ultimo assalto a Costantinopoli:

Alcune migliaia dei sopravvissuti si rifugiarono nella Cattedrale: nobili, servi, comuni cittadini, le loro mogli e i loro figli, preti e monache. Sbarrarono le enormi porte, pregarono e attesero. {il Califfo} Maometto {II} diede mano libera alle truppe. Ovviamente, violentarono, e le suore furono le prime vittime, e massacrarono. Almeno quattromila furono uccisi prima che Maometto interrompesse il massacro a mezzogiorno. Ordinò a un muezzin {colui che annuncia la chiamata alla preghiera} di salire sul pulpito di Santa Sofia e dedicare l’edificio ad Allah. Da allora (Santa Sofia) è una moschea [dal 1935 è un museo; n.d.t.]. Cinquanta mila abitanti, più di metà della popolazione, furono ammassati e portati via come schiavi. Nei mesi successivi, gli schiavi erano la merce meno cara nei mercati Turchi. Maometto ordinò che gli fosse portato il cadavere dell’Imperatore ucciso. Alcuni soldati Turchi lo trovarono in una pila di cadaveri e riconobbero Costantino {XI} dalle aquile dorate ricamate sui suoi stivali. Il sultano ordinò che la testa fosse staccata dal corpo e posta tra le gambe del cavallo sotto la bronzea statua equestre dell’Imperatore Giustiniano. La testa fu poi imbalsamata e inviata a tutte le principali città dell’Impero Ottomano per la delizia dei cittadini. Poi Maometto ordinò che gli fosse portato il Granduca Notaras, che era sopravvissuto, e gli chiese nomi e indirizzi dei più importanti nobili, funzionari e cittadini, che Notaras gli fornì prontamente. Maometto li fece arrestare e decapitare. Inoltre, per puro sadismo, acquistò dai loro padroni {cioè i comandanti Musulmani} i prigionieri di alto rango che erano stati fatti schiavi, per il piacere di vederli decapitare davanti a lui. (Fregosi, Jihad, 256-7)

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Questa seconda ondata Turca della jihad raggiunse la sua massima estensione in occasione dei falliti assedi di Vienna nel 1529 e nel 1683 e in quest’ultima occasione l’esercito Musulmano comandato da Kara Mustafa fu respinto dai Cattolici Romani comandati dal Re Polacco Giovanni Sobieski. Nei decenni successivi gli Ottomani furono gradualmente respinti fuori dai Balcani, anche se non furono mai completamente espulsi dal continente Europeo. Ancora, anche mentre la jihad imperiale si esauriva, le razzie Musulmane, per mare e per terra, nei territori Cristiani continuavano, e i Cristiani continuavano a essere catturati e fatti schiavi fin da luoghi lontani come l’Irlanda e fino al diciannovesimo secolo.

e. La Dhimma (o Dhimmitudine)

La persecuzione dell’Islam contro i non-Musulmani non è assolutamente limitata alla jihad, anche se questa è la base delle relazioni tra il mondo Musulmano e quello non-Musulmano. Dopo che la jihad si conclude in una data zona con la conquista del territorio degli infedeli, la dhimma, o patto di protezione, può essere concessa allo sconfitto “Popolo del Libro” — storicamente gli Ebrei, i Cristiani e gli Zoroastriani. La dhimma garantisce che la vita e le proprietà dell’infedele sono esentate dalla jihad fino a che il governante Musulmano lo consente, ciò che ha generalmente significato fino a quando i soggetti non-Musulmani — i dhimmi — si dimostrano economicamente utili allo stato Islamico. Il Corano definisce chiaramente il pagamento della jizya (la tassa pro capite, o tassa capitaria; Sura 9:29), che è il più evidente mezzo con cui il dominatore Musulmano sfrutta i dhimmi. Ma la funzione della jizya non è esclusivamente economica; esiste anche per umiliare il dhimmi e per imporgli la superiorità dell’Islam. Al-Maghili, un teologo Musulmano del quindicesimo secolo, spiega:

Nel giorno del pagamento {della jizya} loro {i dhimmi} devono essere radunati in un posto pubblico, come il suq {il mercato pubblico}. Dovranno stare lì, in piedi, aspettando nel posto più basso e più sporco. Il funzionario incaricato, che rappresenta la legge, dovrà mettersi in un posto più alto del loro e assumere un atteggiamento minaccioso in modo che sembri, non solo a loro, ma anche agli altri, che il nostro scopo sia di mortificarli pretendendo di prendere i loro beni. Loro devono capire che gli stiamo facendo un favore, accettando da loro la jizya e poi lasciandoli andare liberi. (Al-Maghili, citato da Bat Ye’or in Il declino della Cristianità Orientale sotto l’Islam, 361)

La legge Islamica codifica molte altre restrizioni per i dhimmi, tutte derivanti dal Corano e dalla Sunna. Alcuni secoli di riflessioni di pensatori Islamici sul giusto trattamento dei popoli “dhimmi” è riassunto da Al-Damanhuri, uno studioso del diciassettesimo secolo, capo dell’Università Al-Azhar del Cairo, il più prestigioso centro di studi del mondo Islamico:

…proprio come è proibito ai dhimmi di costruire chiese, così anche molte altre cose sono a loro vietate. Essi non possono aiutare un infedele contro un Musulmano … alzare una croce se ci sono dei Musulmani riuniti … mostrare stendardi nelle loro festività; portare armi … o tenerle nelle loro case. Qualora facciano una di tutte queste cose, devono essere puniti e le armi confiscate. … I Compagni (del Profeta) furono d’accordo su queste norme per dimostrare l’umiliazione dell’infedele e per proteggere la fede del credente più debole. Poiché, se uno li vede umiliati, non si sentirà ben disposto verso il loro credo, che è falso, ma se li vede potenti, altezzosi, o abbigliati fastosamente, tutto questo lo induce a stimarli e ad essere ben disposto nei loro confronti, a causa della sua stessa miseria e povertà. Inoltre, stimare gli infedeli significa essere infedeli. (Al-Damanhuri, citato da Bat Ye’or in Il declino della Cristianità Orientale sotto l’Islam, 382)

I Cristiani, gli Ebrei e gli Zoroastriani del Medio Oriente, del Nord Africa e di gran parte dell’Europa soffersero per secoli sotto le oppressive restrizioni della dhimma. La situazione di tutti questi dhimmi può essere paragonata sotto molti aspetti a quella degli ex-schiavi dell’America Sudista nel dopo guerra (di secessione). Col divieto di costruire nuovi edifici di culto o di riparare quelli esistenti, economicamente azzoppati dalla jizya, legalmente discriminati e abitualmente tenuti in un costante stato di inferiorità e vulnerabilità dai dominatori Musulmani, non deve sorprendere che il loro numero si riducesse, fino all’orlo dell’estinzione in molti posti. L’erroneamente interpretato declino della civiltà Islamica nei secoli scorsi, è facilmente spiegata dal declino demografico delle popolazioni dhimmi, che avevano fornito le principali strutture di competenza tecnica e amministrativa.

Se i dhimmi dovessero violare le condizioni imposte dalla dhimma — magari praticando la propria religione in modo non troppo nascosto o mancando di dimostrare un adeguato rispetto a un Musulmano — allora la jihad ricomincia. In varie epoche nella storia Islamica, i popoli dhimmi si erano risollevati dal loro stato di inferiorità, e ciò fu spesso il pretesto per violente rappresaglie da parte delle masse Musulmane che ritenevano che avessero violato i termini della dhimma. L’Andalusia Medioevale (la Spagna Moresca) è spesso citata dagli apologeti Musulmani come un paese delle meraviglie multiculturale, in cui era consentito, dal governo Islamico, ad Ebrei e Cristiani di salire attraverso tutti i gradi dell’istruzione e dell’amministrazione statale. Quello che non ci viene raccontato, invece, è che questa riduzione delle restrizioni scatenarono diffuse sommosse da parte della plebaglia Musulmana che uccise centinaia di dhimmi, prevalentemente Ebrei. Rifiutando di convertirsi all’Islam, deviando dalle tradizionali costrizioni della dhimma (anche se per ordine del governo Islamico, che aveva bisogno di mano d’opera competente), i dhimmi hanno implicitamente scelto l’unica altra opzione concessa dal Corano: la morte.

f. La Jihad nell’Era Moderna

Dopo la sua sconfitta sotto le mura di Vienna nel 1683, l’Islam entrò in un periodo di cruciale declino, durante il quale fu sempre più dominato dalle crescenti potenze coloniali Europee. Per la sua debolezza materiale in confronto con l’Occidente, il dar al-Islam era incapace di proseguire campagne militari su larga scala nel territorio degli infedeli. L’Impero Islamico, dominato allora dai Turchi Ottomani, fu ridotto sulla difensiva, di fronte alle potenze Europee sempre più aggressive.

Nel 1865 le pressioni Occidentali obbligarono il governo Ottomano a sospendere la dhimma che opprimeva i sudditi non Musulmani dell’Impero. Ciò consentì opportunità di miglioramento personale e sociale fino ad allora sconosciute agli ex-dhimmi, ma fomentò anche il risentimento da parte dei Musulmani ortodossi che interpretarono questa situazione come una violazione della Sharia e della loro superiorità sugli infedeli, stabilita da Allah.

Alla fine del diciannovesimo secolo, le tensioni tra i sudditi Europei dell’Impero esplosero quando il governo Ottomano massacrò 30.000 Bulgari nel 1876 per una infondata accusa di ribellione alla dominazione Ottomana. Il successivo intervento Occidentale determinò l’indipendenza della Bulgaria, e il governo Ottomano e i suoi sudditi Musulmani furono sempre più preoccupati dagli altri gruppi non-Musulmani che aspiravano all’indipendenza.

Fu in questa atmosfera che avvenne, nel 1896, il primo stadio del genocidio Armeno, con la strage di circa 250 mila Armeni. Sia personale civile che militare parteciparono ai massacri. Peter Balakian, nel suo libro “The Burning Tigris”, documenta tutta l’orrenda vicenda. Ma i massacri dell’ultimo decennio del secolo furono solo il preludio dell’olocausto molto più grande del 1915, che reclamò circa un milione e mezzo di vite. Non ostante che i fattori che contribuirono al massacro fossero molteplici, non c’è alcun dubbio che le stragi non furono altro che una jihad scatenata contro gli Armeni, non più protetti, come prima, dalla dhimma. Nel 1914, quando l’Impero Ottomano entrò nella Prima Guerra Mondiale a fianco delle potenze centrali, fu ufficialmente proclamata una jihad anti Cristiana.

Per promuovere l’idea della jihad, lo “Sceicco dell’Islam” {il più anziano capo religioso dell’Impero Ottomano} pubblicò un proclama che intimava al mondo Musulmano di sollevarsi e massacrare i suoi oppressori Cristiani. “Oh Musulmani,” recitava il documento,”Voi, che siete attratti dalla felicità, e siete sul punto di sacrificare la vostra vita e i vostri beni per la causa della giustizia, e di affrontare con audacia i pericoli, stringetevi ora attorno al trono Imperiale”. Sull’Ikdam, il giornale Turco che era appena passato sotto la proprietà tedesca l’idea della jihad era enfatizzata: “Le azioni dei nostri nemici hanno scatenato l’ira di Dio. Un barlume di speranza è apparso. Tutti i Maomettani, giovani e vecchi, uomini, donne e bambini devono compiere il loro dovere. … Se lo facciamo, la liberazione dei regni Maomettani soggiogati è assicurata.”…”Chi ucciderà anche un solo miscredente” proclamava un opuscolo,”di quelli che dominano sopra di noi, sia che lo faccia di nascosto o a viso aperto, sarà ricompensato da Dio”. (citato da Balakian in The Burning Tigris, 169-70)

La jihad anti Cristiana culminò nel 1922 a Smirne, sulla costa Mediterranea, dove 150 mila Cristiani Greci furono massacrati dall’esercito Turco sotto gli sguardi indifferenti delle navi da guerra Alleate. In totale, tra il 1896 e il 1923 furono uccisi circa 2,5 milioni di Cristiani, il primo genocidio moderno, ancora oggi negato dal governo Turco.

Dopo la frammentazione dell’Impero Islamico seguita alla Prima Guerra Mondiale, numerose jihad sono state combattute in giro per il mondo da nazioni Musulmane indipendenti e da gruppi jihadisti quasi-statali. Lo sforzo più violento è stato diretto contro Israele, che ha commesso l’imperdonabile peccato di ricostruire il dar al-harb su una terra in precedenza appartenuta al dar al-Islam. Altre importanti jihad includono quella combattuta contro i Sovietici in Afghanistan, quella combattuta dai Musulmani Bosniaci contro i Serbi nella precedente Iugoslavia, dai Musulmani Albanesi contro i Serbi in Kosovo e dai Ceceni contro i Russi nel Caucaso. Jihad sono state combattute anche in Nord-Africa, in Tailandia, nelle Filippine in Kashmir e in una infinità di altri posti in tutto il mondo. Infine, la stragrande maggioranza di attacchi terroristici in tutto il mondo sono stati commessi da Musulmani, inclusi, ovviamente, gli spettacolari attacchi dell’11 Settembre 2001 (USA), dell’11 Marzo 2004 (Spagna) e del 7 Luglio 2005 (UK). (per una più completa lista degli attacchi Musulmani, visita il sito http://www.thereligionofpeace.com)

E’ un fatto che oggi nel mondo la percentuale di conflitti che non includono l’Islam è veramente piccola. L’Islam sta tornando.

3. Conclusioni

Oggi la principale barriera a una migliore comprensione dell’Islam — a parte, forse, per una assoluta paura — è un linguaggio inadeguato. Prendiamo ad esempio, per cominciare, la tanto celebrata “guerra al terrore”. Ad un attento esame, la frase “guerra al terrore” non ha un significato diverso da guerra “alla guerra lampo”, “alle pallottole” o al “bombardamento strategico”. L’espressione “guerra al terrore” implica che è perfettamente accettabile che il nemico cerchi di distruggerci– e, oltretutto, ci sta riuscendo benissimo — purché non utilizzi il “terrore” per raggiungere il suo scopo.

Il “terrorismo”, dovrebbe essere evidente, è una tattica o uno stratagemma per raggiungere un obiettivo; è l’obiettivo del terrorismo Islamico che dobbiamo capire, e questo logicamente richiede la comprensione dell’Islam.

Come abbiamo visto, contrariamente alla diffusa insistente opinione che il vero Islam è pacifico, anche se una manciata di suoi adepti sono violenti, le fonti Islamiche rendono evidente che l’esercizio della violenza contro i non Musulmani è un principio indispensabile e centrale dell’Islam. L’Islam più che una fede personale, è principalmente una ideologia politica che esiste in un fondamentale e permanente stato di guerra con le civiltà, le culture e gli individui non Islamici. I testi sacri dell’Islam delineano un sistema sociale, governativo ed economico per tutta l’umanità. Le culture e gli individui che non si sottomettono all’autorità Islamica si trovano, ipso facto, in uno stato di ribellione contro Allah e devono essere costretti alla sottomissione con la forza. Il mal assortito termine “Islamofascismo” è completamente ridondante: l’Islam, di per sè, è una specie di fascismo che raggiunge la sua espressione tipica e completa solo quando assume i poteri dello stato

Le azioni spettacolari del terrorismo Islamico alla fine del ventesimo e all’inizio del ventunesimo secolo non sono altro se non la più recente manifestazione della guerra globale di conquista che l’Islam ha iniziate fin dai giorni del Profeta Maometto nel settimo secolo AD e che continua senza interruzioni ancora oggi. Questa è la semplice e pura verità che oggi fronteggia il mondo– e che lo ha fronteggiato moltissime altre volte in passato — ma che oggi sembra che pochi vogliano riconoscere.

E’ importante rendersi conto che qui abbiamo parlato di Islam — non di “fondamentalismo”, “estremismo”, “fanatismo” Islamico, nè di “Islamo-fascismo” o “Islamismo”, ma semplicemente dell’Islam reale, dell’Islam nella sua espressione ortodossa come è stata interpretata e praticata dai Musulmani osservanti dai tempi di Maometto fino ad oggi. I crescenti episodi di terrorismo Islamico alla fine del ventesimo e all’inizio del ventunesimo secolo sono largamente dovuti ai mutamenti geostrategici seguiti alla fine della Guerra Fredda e alle crescenti opzioni tecniche utilizzabili dai terroristi.

Col collasso dell’egemonia Sovietica sulla maggior parte del mondo Musulmano, accoppiato alla vertiginosa crescita della ricchezza dei paesi Musulmani produttori di petrolio, il mondo Musulmano dispone di una maggiore libertà e di crescenti mezzi per sostenere la jihad in tutto il mondo. In breve, il motivo per cui i Musulmani stanno riprendendo ancora una volta a muovere guerra contro il mondo non-Musulmano, è semplicemente perchè adesso possono.

E’ di estrema importanza notare, tuttavia, che, anche se non capitasse mai più un grave attacco terroristico nei territori Occidentali, l’Islam costituisce sempre un pericolo mortale per l’Occidente. Un’interruzione del terrorismo significherebbe esclusivamente un cambio di tattica dell’Islam, che probabilmente indica un approccio a più lunga scadenza per consentire una significativa immigrazione Musulmana con un più elevato tasso di natalità e per portare l’Islam più vicino alla vittoria prima del prossimo turno di violenza. Non ci si può stancare di enfatizzare che il terrorismo Musulmano è un sintomo dell’Islam che può aumentare o diminuire di intensità, mentre l’Islam reale continua ad essere sempre ostile.

Muhammad Taqi Partovi Samzevari, nel suo “Il Futuro del Movimento Islamico” (1986), riassume la visione Islamica del Mondo.

Il nostro Profeta … fu un generale, uno statista, un amministratore, un economista, un giurista e un manager di prim’ordine, tutto in un’unica persona. … Nella visione storica del Corano il sostegno di Allah e la lotta rivoluzionaria del popolo devono procedere insieme, così che i governanti che seguono Satana siano abbattuti e messi a morte. Un popolo che non sia pronto a uccidere e ad essere ucciso per creare una società giusta non può aspettarsi alcun aiuto da Allah. L’Onnipotente ci ha promesso che il giorno verrà, in cui tutta l’umanità vivrà unita sotto gli stendardi dell’Islam, quando lo stemma della Luna Crescente, il simbolo di Maometto, sarà il più onorato in ogni dove. … Ma quel giorno dovrà essere anticipato mediante la nostra jihad, mediante la nostra disponibilità ad offrire le nostre vite ed a versare il sangue impuro di coloro che non vedono la luce portata dai Cieli da Maometto nel suo mi’raj {“viaggio notturno alla ‘corte’ di Allah”}. … E’ Allah che pone l’arma nella nostra mano. Ma non posiamo aspettarci che Lui tiri anche il grilletto solo perchè noi siamo codardi.

Deve essere enfatizzato che tutte le analisi fornite in questa guida derivano esclusivamente dalle stesse fonti Islamiche e non sono il prodotto i studi critici Occidentali. (Sicuramente, gran parte degli studi Occidentali moderni sull’Islam sono difficilmente definibili “critici” in qualsiasi senso si intenda il termine). E’ la stessa interpretazione che l’Islam dà di se stesso che richiede e glorifica la violenza, non una sua interpretazione dall’esterno.

4. FAQs: Domande Frequenti

Ci sono alcune domande che ricorrono sempre quando si conclude che l’Islam è violento. La maggior parte di queste domande sono fuorvianti o irrilevanti e non contraddicono l’evidenza o le argomentazioni che la violenza è insita nell’Islam. Ciò non ostante, si sono dimostrate efficaci nell’evitare artificiosamente una seria valutazione critica dell’Islam, e quindi è opportuno esaminarne alcune.

a. Che dire delle Crociate?

L’ovvia risposta è: “E allora, che dire?”. La violenza commessa nel nome di altre religioni è logicamente indipendente dalla questione se l’Islam è violento. Ma, menzionando le Crociate, la speranza degli apologeti dell’Islam è quella di allontanare l’attenzione dalla violenza Islamica e dipingere le religioni in genere come moralmente equivalenti.

Sia nelle Università che nei media Occidentali come nel mondo Islamico, le Crociate sono considerate guerre di aggressione combattute da Cristiani assetati di sangue contro pacifici Musulmani. Se le Crociate furono sicuramente sanguinose, sono più accuratamente definibili come una tardiva risposta Occidentale a secoli di jihad piuttosto che come un attacco unilaterale senza provocazione. La dominazione Musulmana cominciò in Terra Santa nella seconda metà del settimo secolo, durante l’ondata Araba della jihad, con la conquista di Damasco e Gerusalemme da parte del “secondo Califfo Ortodosso”, Omar. Dopo l’iniziale sanguinosa jihad, la vita dei Cristiani e degli Ebrei era tollerata, entro le rigide regole della dhimma e i Musulmani Arabi, in genere permettevano ai Cristiani all’estero di continuare i pellegrinaggi ai loro luoghi sacri, una concessione che si dimostrò economicamente molto vantaggiosa per lo stato Musulmano. Nell’undicesimo secolo, l’Amministrazione Araba della Terra Santa, relativamente benigna, fu rimpiazzata da quella dei Turchi Selgiuchidi, a causa della guerra civile nell’Impero Islamico. Durante la seconda metà dell’undicesimo secolo, i Turchi mossero guerra all’Impero Cristiano Bizantino e lo spinsero via dalle sue fortezze di Antiochia e in Anatolia (oggi Turchia). Nel 1071 le forze Bizantine subirono una pesantissima sconfitta nella battaglia di Manzicerta, in quella che è oggi la Turchia orientale. I Turchi ricominciarono la jihad in Terra Santa, devastando, saccheggiando, riducendo in schiavitù e uccidendo i Cristiani di quella regione ed in tutta l’Asia Minore. Essi minacciarono di separare la Cristianità dal suo luogo più sacro, la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, ricostruita sotto la sovrintendenza Bizantina dopo che fu distrutta nel 1009 dal Califfo Al-Hakim bi-Amr Allah.

Fu in questa circostanza di rinnovata jihad in Medio Oriente che il Pontefice Romano, Urbano II, proclamò nel 1095 un appello ai Cristiani Occidentali per correre in aiuto dei loro cugini Orientali (e sembra anche che avesse coltivato la speranza di reclamare Gerusalemme per il Papato, dopo il grande scisma con la Cristianità Orientale nel 1054). Questo “pellegrinaggio armato”, cui parteciparono, oltre ai militari, anche molti civili, fu poi ricordato, anni dopo, come la prima Crociata. L’idea di una “Crociata”, come noi oggi intendiamo questo termine, cioè, una “guerra santa” Cristiana, si sviluppò molti anni dopo, a seguito della nascita di organizzazioni cavalleresche, come i Templari, che fecero della “Crociata” un modo di vivere. E’ utile ricordare che i più ardenti Crociati, i Franchi, erano proprio quelli che avevano dovuto affrontare per secoli la jihad e le razzie, lungo il confine Franco-Spagnolo, e conoscevano molto meglio degli altri gli orrori a cui i Musulmani sottoponevano i Cristiani. Al tempo della prima Crociata, le popolazioni dell’Asia Minore, Siria e Palestina, benché dominate dai Musulmani, erano ancora in stragrande maggioranza Cristiane. Le guerre “Crociate” degli eserciti Cristiano-Occidentali erano giustificate a quel tempo come guerre di liberazione dei Cristiani Orientali, le cui popolazioni, terre e cultura erano state devastate da secoli di jihad e dhimmitudine. Conquistare nuovi territori per Dio alla maniera della jihad era un concetto estraneo alla Cristianità e non deve sorprendere che alla fine si estinse in Occidente e non acquistò mai importanza in Oriente.

Dopo la cruenta cattura di Gerusalemme nel 1099 da parte degli eserciti latini e la creazione degli Stati Crociati a Edessa, Antiochia e Gerusalemme, le forze Cristiane e Musulmane combatterono una alternante serie di guerre in cui entrambe le parti si macchiarono della consueta serie di immoralità tipiche dei periodi bellici. Col tempo, nonostante il sostegno di nuove Crociate inviate dall’Europa, gli Stati Crociati, distribuiti lungo vie di comunicazione molto precarie, soccombettero lentamente alla superiore potenza Musulmana. Nel 1271, l’ultima roccaforte Cristiana, Antiochia, cadde in mano Musulmana. Non più obbligati a dividere le forze per sottomettere la testa di ponte Cristiana nel Mediterraneo Orientale, i Musulmani si riorganizzarono per una nuova jihad di 400 anni contro l’Europa Sud-Orientale, che arrivò per due volte fino a Vienna, prima di essere fermata. In termini geostrategici, le Crociate possono essere interpretate come un tentativo dell’Occidente di prevenire la sua distruzione a seguito della jihad Islamica, portando la lotta in casa del nemico. E per un pò ha funzionato.

E’ significativo che, mentre l’Occidente ha considerato le Crociate come errori ormai da qualche tempo, non c’è mai stata, da parte di una sola seria autorità Islamica, alcuna menzione di rammarico per i molti secoli di jihad e dhimmitudine perpetrata contro le altre società. Ma questo non ci deve sorprendere in quanto, mentre la violenza religiosa contraddice i principi fondamentali del Cristianesimo, la violenza religiosa è incisa nel DNA dell’Islam.

b. Se l’Islam è violento, perchè ci sono così tanti Musulmani moderati?

Inoltre, ci sono anche persone che non comprendono a fondo la loro religione e così non agiscono entro i limiti da essa prescritti. Nell’Islam, ci sono probabilmente molti Musulmani che non conoscono la realtà della loro religione proprio per l’importanza di recitare il Corano in Arabo, senza avere l’obbligo di capirlo. Sono le parole e i suoni del Corano che attraggono l’attenzione misericordiosa di Allah più che la comprensione del Corano da parte del supplicante. Specialmente in Occidente, è più probabile che qui i Musulmani siano attratti dagli usi Occidentali (che spiega anche perchè sono venuti qui) e quindi meno inclini ad agire con violenza contro la società in cui si sono rifugiati, fuggendo da una tirannia Islamica all’estero.

Tuttavia, in ogni dato contesto sociale, più l’Islam prende piede — con la crescita del numero di fedeli, la costruzione di sempre più moschee e “centri culturali”, ecc. — maggiore diventa la probabilità che un certo numero di seguaci prendano seriamente i suoi precetti violenti. Questo è il problema che oggi l’Occidente deve affrontare.

c. Che dire della violenza nella Bibbia?

Primo, i brani violenti della Bibbia sono irrilevanti rispetto alla questione se l’Islam è violento.

Secondo, i brani violenti della Bibbia certamente non significano un ordine permanente di usare violenza contro il resto del mondo. A differenza del Corano, la Bibbia è un’imponente raccolta di documenti scritti da persone diverse, in tempi diversi e in diversi contesti, che consente una grande libertà di interpretazione. Il Corano, invece, proviene da un’unica fonte: Maometto. E’ attraverso la vita di Maometto che il Corano deve essere interpretato, come dice lo stesso Corano. Sia le sue guerre che i suoi omicidi riflettono il Corano, ed informano sul suo significato. Inoltre, la rigida interpretazione letterale del Corano significa che non c’è spazio per l’interpretazione quando si tratta delle sue ingiunzioni alla violenza. Così come attraverso l’esempio di Cristo, il “Principe della Pace”, i Cristiani interpretano le loro scritture, così, è attraverso l’esempio del signore della guerra e despota, Maometto, che i Musulmani interpretano il Corano.

d. Una “Riforma” Islamica potrebbe rendere l’Islam pacifico?

Come dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia esaminato le fonti Islamiche, per rimuovere la violenza dall’Islam, sarebbe necessario eliminare solo due cose: il Corano, come parola di Allah e Maometto, come Profeta di Allah. In altre parole, per rendere pacifico l’Islam sarebbe necessario trasformarlo in qualcosa che l’Islam non è. La Riforma Cristiana dell’Occidente, che è spesso usata come un esempio, fu un tentativo (riuscito o no) di recuperare l’essenza del Cristianesimo, e in particolare l’esempio e gli insegnamenti di Cristo e degli Apostoli. Cercare di tornare agli esempi di Maometto avrebbe conseguenze molto diverse. Difatti, si potrebbe dire che oggi l’Islam sta attraversando la sua “Riforma” con un aumento di attività “jihadiste” in tutto il mondo. Oggi i Musulmani della scuola Salafita (“le prime generazioni”) stanno facendo proprio questo, concentrandosi sulla vita di Maometto e dei suoi primi successori. Questi riformatori sono definiti dai loro detrattori col termine spregiativo di Wahabiti. Traendo la loro ispirazione direttamente da Maometto e dal Corano, sono invariabilmente disposti alla violenza. La brutta notizia è che oggi l’Islam è quello che è stato per quattordici secoli: violento, intollerante ed espansionista. E’ pura follia pensare che noi, nel corso di pochi anni, o di pochi decenni, saremo capaci di cambiare l’atteggiamento di fondo di una civiltà estranea. La natura violenta dell’Islam deve essere accettata come un dato di fatto; solo allora riusciremo a dotarci di politiche capaci di risposte appropriate ad aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza.

e. Che dire del Colonialismo Occidentale nel mondo Islamico?

Dopo la sconfitta dell’esercito Ottomano alle porte di Vienna l’11 Settembre 1683 da parte dell’esercito Polacco, l’Islam entrò in un periodo di declino strategico durante il quale fu completamente in balia delle potenze Europee. Gran parte del dar al-Islam fu colonizzata dalle potenze Europee che utilizzarono la loro supremazia tecnologica e si avvalsero delle rivalità entro il mondo Musulmano, per imporre la dominazione coloniale.

Mentre molte delle attività delle potenze imperialiste Occidentali nel governare le loro colonie erano chiaramente ingiuste, è assolutamente ingiustificato considerare l’imperialismo Occidentale — come viene fatto molto spesso — come una intrinseca attività criminale che sta alla base del moderno risentimento contro l’Occidente. E’ dovuto soltanto al positivo ruolo delle potenze Occidentali se nacquero, in primo luogo, i moderni stati-nazione, come India, Pakistan, Israele, Sud Africa, Zimbawe ecc. Senza l’organizzazione Occidentale, queste aree sarebbero rimaste caotiche e tribali come erano state per secoli.

Quando si considera il mondo post-coloniale, è evidente che le nazioni post-coloniali di maggior successo hanno un attributo comune: non sono Musulmane. Stati Uniti, Australia, Hong Kong, Israele, India e le nazioni Sud Americane chiaramente sopravanzano le loro controparti post-coloniali Musulmane — Iraq, Algeria, Pakistan, Bangladesh, Indonesia ecc. — da ogni punto di vista.

f. Come può, una ideologia politica così violenta, essere la seconda religione al mondo e tra quelle che crescono più rapidamente?

Non dovrebbe sorprendere che un’ideologia politica violenta si dimostri così attraente a gran parte del mondo. Il potere attrattivo delle idee fasciste è stato dimostrato dalla storia. L’Islam combina il conforto interiore garantito dalla fede religiosa con il potere esteriore di un’ideologia politica di trasformazione del mondo. Come la violenza rivoluzionaria del Comunismo, la jihad offre una giustificazione altruistica per causare morte e distruzione. Tale ideologia naturalmente attira a sè le persone inclini alla violenza mentre incoraggia i non violenti a partecipare od almeno a favorire indirettamente la violenza. Il fatto che qualche cosa sia popolare, difficilmente la rende anche giusta.

Inoltre, le zone in cui l’Islam cresce più rapidamente, come l’Europa Occidentale, sono state largamente spogliate delle loro radici religiose e culturali, il che lascia l’Islam come la sola vibrante ideologia disponibile a quelli in cerca di significati.

g. E’ giusto definire “violente” tutte le scuole di pensiero Islamico?

Gli apologeti dell’Islam spesso sottolineano che l’Islam non è un monolito e che ci sono differenze di opinioni tra le varie scuole di pensiero Islamico. Questo è vero, ma, come esistono differenze, ci sono anche elementi comuni. Proprio come tra Cristiani Ortodossi, Cattolici e Protestanti esistono differenze su molti aspetti del Cristianesimo, tuttavia tutti accettano importanti elementi comuni. Lo stesso avviene nell’Islam. Uno degli elementi comuni a tutte le scuole di pensiero Islamico è la jihad, intesa come l’obbligo per la Umma di conquistare e sottomettere il mondo nel nome di Allah e di governarlo secondo la Sharia, la legge Islamica. Le quattro Madhhab (scuole di fiqh, o giurisprudenza religiosa Islamica) Sunnite — Hanafi, Maliki, Shafi’ai e Hanbali — tutte concordano che c’è un obbligo collettivo per i Musulmani di combattere col resto del mondo. Inoltre, anche le scuole di pensiero esterne all’ortodossia Sunnita, includendo il Sufismo e la scuola Jafari (Scita), concordano sulla necessità della jihad. Quando si tratta di jihad, le varie scuole divergono su questioni del tipo: se bisogna chiedere agli infedeli di convertirsi prima di iniziare le ostilità (Osama bin Laden chiese all’America di convertirsi prima degli attacchi di Al-Qaeda); come si debba distribuire il bottino tra i vincitori della jihad; se una strategia temporeggiatrice a lungo termine contro il dar al-harb sia preferibile a un attacco frontale totale; eccetera.

h. Che dire delle grandi conquiste della Civiltà Islamica?

I successi Islamici nei campi dell’arte, della letteratura, della scienza, della medicina ecc. non smentiscono in alcun modo il fatto che l’Islam è intrinsecamente violento. Anche le civiltà Greca e Romana ottennero grandissimi risultati in questi stessi campi, pur coltivando, allo stesso tempo, importanti tradizioni di violenza. Mentre regalava al mondo lo splendore di Virgilio e Orazio, Roma fu anche la culla dei combattimenti dei gladiatori, dei massacri dei Cristiani e, a volte, di un militarismo incontrollato.

Inoltre, le realizzazioni della civiltà Islamica sono piuttosto modeste, a fronte dei suoi 1300 anni di storia, in confronto con le civiltà Occidentale, Indiana e Confuciana. Molte conquiste Islamiche furono in realtà i risultati di non Musulmani che vivevano entro l’Impero Islamico o di neo convertiti all’Islam. Uno dei più grandi pensatori Islamici, Averroè, entrò in conflitto con l’ortodossia Islamica a seguito dei suoi studi sulla filosofia non Islamica (Greca) e della sua preferenza per il modello di pensiero Occidentale. Quando poi le popolazioni dhimmi diminuirono verso la metà del secondo millennio AD, l’Islam iniziò il suo “declino” sociale e culturale.

5. Glossario

Allah: “Dio”; anche gli Arabi Cristiani adorano “Allah,” ma un Allah di un tipo molto diverso.Allahu Akhbar: “Dio è il più grande”; termine di lode; grido di guerra dei Musulmani.

Ansar: “aiutanti”; tribù Arabe alleate di Maometto e dei primi Musulmani.

Badr: prima significativa battaglia combattuta da Maometto e i Musulmani contro la tribù dei Quraish della Mecca.

Califfo: titolo del capo o comandante della Umma (comunità globale dei Musulmani); il capo del primo Impero Islamico; il titolo fu abolito da Kemal Attaturk nel 1924 dopo la caduta dell’Impero Ottomano e la fondazione della Turchia moderna.

Corano: “recitazione”; secondo l’Islam, la raccolta delle esatte parole di Allah dettate da Maometto.

dar al-Islam: “Casa (Regno) dell’Islam”; territorio Islamico governato dalla Sharia, la legge Islamica.

dar al-harb: “Casa (Regno) della Guerra”: territorio governato dagli infedeli.

dar al-sulh: “Casa (Regno) della Tregua”: territorio governato dagli infedeli ma alleato dell’Islam; territorio governato dai Musulmani, ma non sotto la Sharia, la legge Islamica.

DE: “Dopo l’Egira”; la datazione del calendario Islamico; usa gli anni lunari al posto di quello solari; il 2007 AD, corrisponde al 1428 DE.

Dhimma: il patto di protezione esteso al “Popolo del Libro”, Ebrei, Cristiani e Zoroastriani, che permetteva loro di rimanere nominalmente liberi sotto la dominazione Musulmana.

dhimmi: “protetti”; popoli sotto la protezione della dhimma.

dhimmitudine: parola coniata dalla storica Bat Ye’or per descrivere la condizione dei popoli dhimmi.

Egira: “emigrazione”; la fuga di Maometto dalla Mecca a Medina (Yathrib) nel 622 AD.

hadith: “racconti circostanziati dei fatti e dei detti”; qualsiasi delle migliaia di episodi della vita di Maometto trasmessi oralmente finché furono scritti nell’ottavo secolo AD; gli hadith sahih (autentici o sicuri) hanno grande importanza, seconda solo a quella del Corano.

Islam: “sottomissione” o “resa.”

jizya: la tassa “pro capite” prescritta dalla Sura 9:29 del Corano dovuta dai Cristiani e dagli Ebrei nei territori controllati dai Musulmani.

Kaba: “cubo”; il tempio della Mecca in cui erano ospitati numerosi idoli pagani prima che Maometto conquistasse la Mecca nel 632 AD, che è ancora l’oggetto più venerato dell’Islam; la base della Kaba, che si crede sia caduta dal cielo, è la pietra sulla quale Abramo avrebbe dovuto sacrificare Ismaele (non Isacco).

Mecca: la città più sacra dell’Islam; luogo di nascita di Maometto nel 570 AD; la sua Grande Moschea contiene la pietra della Kaba; primo periodo della vita di Maometto in cui furono rivelati i versetti più pacifici del Corano; luogo della vittoria di Maometto sulla tribù dei Quraish nel 632 AD.

Medina: “città” abbreviazione di “città del Profeta”; seconda città più sacra dell’Islam; destinazione della Egira (emigrazione) di Maometto nel 622 AD; ultimo periodo della vita di Maometto in cui furono rivelati i versetti più violenti del Corano; sito della terza maggiore battaglia combattuta da Maometto contro la tribù dei Quraish della Mecca; precedentemente chiamata Yathrib.

Maometto: “il molto lodato.”

Musulmano: colui che si sottomette.

Omar: secondo Califfo “ortodosso”; governò dal 634 al 644 AD, succedendo ad Abu Bakr; conquistò la Terra Santa.

Razzia: atto di pirateria di terra o di mare fatto dai Musulmani contro gli infedeli.

Sira: “vita”; abbreviazione di Sirat Rasul Allah, o “Vita del Profeta di Dio”; la biografia ufficiale del Profeta Maometto scritta nell’ottavo secolo da Ibn Ishaq e successivamente pubblicata da Ibn Hisham; traduzione moderna di Alfred Guillaume.

Sunna: la “Via” del Profeta Maometto; include i suoi insegnamenti, tradizioni ed esempi.

Sura: un Capitolo del Corano; i versetti Coranici sono così citati: numero della Sura: numero del Versetto, es. 9:5.

Uhud: seconda maggiore battaglia combattuta da Maometto contro la tribù dei Quraish della Mecca.

Umma (ummah): la comunità globale dei Musulmani.

Uthman: terzo Califfo “ortodosso”; governò dal 644 al 656 AD, succedendo a Omar; compilò il Corano in forma di libro.

Yathrib: città verso cui Maometto fece l’Egira (emigrazione) nel 622 AD/1 DE; rinominata Medina.

6. Documentazione ulteriore

Online

Center for the Study of Political Islam

Chronicles Magazine

Dhimmi.org

FaithFreedom.org

HistoryofJihad.com

U Michigan’s searchable online version of the Quran translated by Shakir.

USC’s Muslim Students Association’s website with multiple searchable translations of the Quran and hadiths.

Islam: What the West Needs to Know homepage.

Canadian Muslim website with various writings on Islamic doctrine and events in the Muslim world.
Vedi anche Jihad Watch Recommended Books.

5 pensieri riguardo “Islam: la religione bellicosa, perfida ed oppressiva

    1. Comodo liquidare il tutto con una riga. Argomentare un po’ dando fonti certe?
      Io il corano e gli hadith me li stò leggendo – in QUATTRO traduzioni – e confermano quanto ho riproposto qui.
      Quindi o proponi fonti e spiegazioni esaustive e convincenti oppure lasci perdere.

      PS: eri finito nello spam, per questo ho tardato tanto a rispondere

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