Pubblicato in: Le tasse sono una cosa bellissima

Tanto non ci arrivano

Quando avrete fatto trasferire all'estero l'ultima impresa, quando avrete fatto emigrare l'ultimo professionista, quando avrete fatto suicidare l'ultimo artigiano... allora vi accorgerete che i dipendenti pubblici non pagano le tasse. Tanto non ci arrivano…

Già, perché i sinistri, gli statalisti, i girotondini, i grullini ecceterì ecceterà proprio non riescono a capire che le cosidette “tasse” pagate dai dipendenti pubblici sono una partita di giro e che il dipendente pubblico non “genera” ricchezza.

Non dico che maestri, medici, poliziotti non sono utili, ma che le risorse che servono per potersi permettere maestri medici e poliziotti sono necessariamente generate da altre persone.

 

Autore:

La Dea Tutte mi ha inviato a combattere il demone dell'evanescenza, fin dalla pianura che non deve essere nominata

13 pensieri riguardo “Tanto non ci arrivano

  1. Ah, le tasse che paghiamo noi sarebbero “cosiddette”. Interessante. Sai cosa mi piacerebbe tanto tanto fare? Rifilare una frustata per ogni euro che mi tirano giù a chi ha scritto questa troiata e a chi la diffonde: dubito che a fine giornata vi resterebbe ancora un millimetro di pelle addosso. E il giorno dopo si ricomincia.

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    1. Son conscio di toccare una questione sensibile.
      Permettimi di usare la terminologia della fisica, così da cercare di chiarire.
      Dal suo “sistema di riferimento” l’entità statale non ricava risorse (i.e. “tasse”) dai dipendenti statali: lo stato dà al poliziotto 3 mila euro ed un secondo dopo gli sfila dalle tasche 2mila euro di tasse, senza che neppure il poliziotto se ne accorga o lo sappia. Per lo stato le tasse del poliziotto sono “figurative”, di fatto il poliziotto “non paga le tasse” nel senso essendo la fonte del suo reddito lo stesso ente a cui si versano le tasse questa è – il termine probabilmente è abbastanza inesatto – una “partita di giro”.
      Sempre dal “sistema di riferimento” dello stato l’unica fonte di risorse sono le attività intraprese dalle persone, sia come imprenditori che come dipendenti.
      Il mio riferimento ai maestri ed ai docenti però era in effetti poco appropriato, visto che esistono fior fiore di (OTTIME) scuole pagate (anche) dai denari privati. Prova a cercare con l’eduscopio qualche scuola brianzolola, comasca o lecchese.

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        1. Blatero di una cosa che ho fatto per lavoro per quindici anni. Si chiamano contributi (pensionistici, previdenziali, ecc) che sono per lo più “a carico” del datore di lavoro. Ma non parte integrante del “costo del lavoro” ossia di quanto vale in denaro il lavoro di ciascuno.
          Son soldi tuoi, li tolgono a te, ma neanche ti dicono che sono tuoi.
          È stato uno dei primissimi articoli che ho scritto. Vedi https://buseca.wordpress.com/2012/04/23/operaio-ma-lo-sai-che-guadagni-piu-di-3000e-al-mese/

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          1. gli sfila dalle tasche 2mila euro di tasse, senza che neppure il poliziotto se ne accorga o lo sappia
            Io dei soldi che mi sfilano dalle tasche lo so e me ne accorgo. Se vuoi parlare d’altro chiarisci che stai parlando d’altro, ma se mi dici che non mi accorgo che quello che mi viene in tasca non corrisponde all’ammontare del mio stipendio, io ti rispondo su questo.

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            1. Era forse il caso che mettessi le virgolette a “sfilare di tasca”.
              La tua reazione non fa che confermare il fatto che la stragrande maggioranza dei residenti in Italia non sono a conoscenza del valore del loro lavoro e di come vengano “spolpati” dal sostituto d’imposta

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                1. invece di rinunciare potresti chiederti,se il costo del lavoro è 3e risulta nei conti del mio commercialista, lo stipendio lordo è 2 ed è scritto in busta paga,il netto in busta è 1 ed è scritto in busta paga ,cos’è quello che in busta non figura?perche io pago 3, tu vedi 2 e intaschi 1, come xe ciò?
                  sono le grandi domande della vita

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                  1. Raphael sta parlando di lavoratori dipendenti, e tu non lo sei. Per quello che riguarda me, come qualunque lavoratore dipendente, il mio stipendio lordo (oggi pensione, ma fa lo stesso) è X e c’è scritto X; le trattenute sono Y, e c’è scritto Y; lo stipendio netto è Z che corrispone esattamente a X-Y; sulle carte c’è scritto che il mio stipendio netto è Z pari a X-Y e a me in tasca entra Z. Raphael sostiene che io non so e non mi accorgo che dal mio stipendio manca Y, e se questa è la sua convinzione non vedo perché dovrei continuare a tentare di discutere.

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                    1. perchè è vero che nn tutto ciò che pago come datore di lavoro è scritto in busta,mi sembra semplice.
                      Se una parte degli oneri del dipendente sono”a carico” dell’impresa,risulteranno nei miei bilanci ma nn nella vs busta.
                      Poi sono quisquiglie,lo so!

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  2. L’afffermazione del post è vera a meno che lo stato non si faccia imprenditore di processi produttivi quali industria e agricoltura. Se tutto fosse prodotto dallo stato come in un sistema comunista le tasse non avrebbero motivo di esistere.
    L’uso di tassare i dipendenti pubblici nei sistemi attuali ha solo una funzione psicologica. Serve ad equiparare nella forma i salari dei dipendenti pubblici con i privati. Ma ai fini pratici lo stato potrebbe evitare di tassare i propri dipendenti e pagarli 1 invece di 3.

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    1. Vero, se lo stato avesse continuato a fare l’imprenditore agricolo ed industriale. Ma in realtà sarebbe stato “azionista”, ma son distinzioni di lana caprina.
      La questione critica secondo me è che decenni di sostituto d’imposta hanno convinto troppe persone che i “contributi a carico del datore di lavoro” non sono soldi guadagnati dal dipendente che è costretto a versare a sua insaputa per pagare tasse, pensione, sanità, assicurazione infortuni.
      Si è purtroppo convinto che queste cose il “padrone” deve sganciarle lui. Non ha capito che per il “padrone” è una parte del costo per poter avere i servigi del dipendente.
      Dal punto di vista dell’azienda, cioè di chi “compra” la prestazione lavorativa che sia destinata a pensione, a sanità oppure alle tasche del dipendente sempre costo della prestazione è.
      E son stati molto abili a far credere che il sostituto d’imposta non siano “reali”.
      Sarebbe sufficiente scriverli in fondo alla busta paga per scatenare putiferi

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  3. Forse perche’ il sinistro medio sogna un’economia completamente statalizzata stile URSS anni ’60 (anche perche’ di solito questi elementi sono sessantenni o giu’ di li). D’altronde, l’URSS era un posto bellissimo e si stava tanto bene, no? Ed e’ andata a finire benissimo, no?

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