Pubblicato in: eterofobia, Nazifemminismo

Comicità gender

Quando un comico norvegese dimostra l’infondatezza delle tesi gender.gender-simbol Vi avevo già suggerito questo video. Quelli de iljester.it pare lo abbiano scoperto (http://www.iljester.it/quando-un-comico-norvegese-dimostra-linfondatezza-delle-tesi-gender-22488/) Qui la descrizione in italiano dove viene stigmatizzata l’ideologica cecità dei cosidetti “studiosi” del Nordic Gender Institute.

Buona ri-visione

Aggiornamento (settembre 2016): il proprietario de Il Jester ha scancellato tutto trasformando il suo diario in un blog teNNico per programmaTroti. Vedete che faccio bene a salvare qua tutti gli articoli interessanti?

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Quando un comico norvegese dimostra l’infondatezza delle tesi gender

Bastano i dati alla mano per mettere in dubbio la teoria gender, che ricordo è quella teoria secondo la quale la differenza tra un uomo e una donna è solo “genitale”, mentre il resto è frutto degli stereotipi sociali che ci inculcano da quando veniamo al mondo. Così, indipendentemente da quello che si ha fra le gambe, si può essere maschio, femmina, o altro.

Da qualche anno i sostenitori di questa teoria tentano di introdurla nelle scuole e negli istituti educativi per i bambini, attraverso la cosiddetta “educazione alla parità di genere”, a volte con un certo successo, altre volte trovando seri ostacoli nei suoi oppositori. Nei paesi nordici, e in particolare in Norvegia, il gender ha trovato appigli e finanziamenti governativi. Almeno fino a quando un comico, Harald Eia, non ha approfondito la questione (v. il video allegato), andando in giro per il mondo a intervistare scienziati che hanno condotto studi sull’identità di genere(*). Il risultato è stato che le differenze di genere non hanno un radicamento sociale, ma sono biologiche e si manifestano nei primi giorni dalla nascita, se non addirittura durante lo sviluppo nel grembo materno.

Tornato in patria, ha presentato i risultati ai ricercatori del Nordic Gender Institute, che non hanno saputo ribattere alle ricerche condotte negli USA e in Europa. Qualcuno ha addirittura opposto la necessità di sconfessare la ricerca scientifica attraverso una non meglio precisata sfida che le scienze sociali dovrebbero gettare al pensiero che sostiene che le differenze sessuali sono biologiche. Considerazione paradossale! La scienza non è un’opinione che si può opporre a un’altra. La scienza è un’attività di ricerca che, attraverso la sperimentazione, afferma la verità scientifica (chimica, fisica e biologica). La scienza che si piega e si adatta alle convinzioni personali o alle teorie, non è scienza, bensì ideologia.

La conseguenza del documentario, che ha innescato nel 2011 un forte dibattito sull’argomento in Norvegia durato diversi mesi, è stato il mancato rinnovo dei finanziamenti da parte del Governo alla ricerca di genere e il fallimento dell’iniziativa. Così, nei paesi nordici, la teoria del gender, pian piano, si sta affievolendo. Trova ancora sponda e sostegno nel resto d’Europa, compresa l’Italia.

(*): Questo perché egli ha constatato il cosiddetto “paradosso norvegese”: a seguito delle politiche di genere, sembra che nei paesi nordici le differenze tra maschi e femmine si siano accentuate (così il 90% delle infermiere è femmina, e il 90% degli ingegneri è maschio).

Autore:

La Dea Tutte mi ha inviato a combattere il demone dell'evanescenza, fin dalla pianura che non deve essere nominata

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