Oggi nel rito ambrosiano è la festa di Cristo Re dell’Universo.
Mi sembra opportuno celebrarla proponendovi questo testo trovato altrove, ove potrebbe essere tosto censurato.
«Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici e chiunque cercherà di opporsi».
Gesù a santa Margherita Maria Alacoque.
«…l’empia turba grida: Non vogliam che Cristo regni.» inno della festa di Cristo re.
Gesù disse dunque «…e quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me». Luca, XIX, 27
Nell’ultima domenica di ottobre si celebra la festa di Cristo Re voluta da Pio XI nel 1925.
Nel nuovo calendario liturgico questa festa è stata spostata alla fine di novembre, all’ultima domenica dell’anno liturgico, dopo quella in cui si legge il Vangelo della fine del mondo.
Con questo spostamento sembra si voglia significare che questo regno ci sarà dopo l’ultima sentenza di Cristo e quindi si distorce il significato della festa che vuol significare che il suo regno deve esserci hic et nunc, qui e ora.
Del resto basta solo leggere i cambiamenti che i riformatori hanno fatto nelle preghiere (Orazione, Super Oblata, postcommunio) per esserne convinti o nello scoprire che le due strofe dello splendido inno Te saeculorum Principem dei vespri della festa in cui si manifesta la natura temporale del regno di Cristo, sono state semplicemente cancellate nella Liturgia Horarum del 2002. Ecco queste le due strofe cancellate :
Te nationum Præsides Te i reggitori delle nazioni
Honore tollant publico, esaltino con pubblico onore,
Colant magistri, judices, Ti riveriscano i maestri e i giudici,
Leges et artes exprimant. Ti esprimano le leggi e le arti.
Submissa regum fulgeant Sottomesse risplendano le insegne
Tibi dicata insignia: dei re a Te consacrate:
Mitique sceptro patriam e al tuo mite scettro assoggetta la patria
Domosque subde civium. e le case dei cittadini.
È chiaro che in questo inno si manifesta(va) che il regno di Cristo deve essere hic et nunc, qui e ora.
Vediamo, purtroppo, quanto ne siamo lontani. Gesù Cristo vuole che liberamente lo accettiamo e ci da il tempo. Ora dorme ma quando si sveglierà…
“E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me” San Luca, XIX, 27
La regalità di Cristo consiste che la società, lo stato riconosca Cristo come Re e la religione che lui ha fondato, il cattolicesimo, che è la sola vera religione, come unica religione dello stato e che le leggi dello stato debbano essere conformi alle leggi divine. Oggi siam lontani mille miglia da questo, e non si vuole che Cristo regni su di noi.
Nell’inno della festa si dice : Scelésta turba clámitat: Regnáre Christum nólumus, (L’empia turba grida: Non vogliam che Cristo regni.)
Così noi facciamo quando accettiamo il divorzio, l’aborto, le unioni civili degli omosessuali, ecc.
Ma cosa succederà ? Ce lo dice Gesù Cristo stesso, nella parabola delle mine : Luca, XIX, 12 Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare…14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un’ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi… 27 E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».
Se non vogliamo dunque fare questa fine recitiamo e applichiamo, almeno noi, quell’altra parte dell’inno che dice : Te nos ovántes ómnium Regem suprémum dícimus. (Te noi festanti t’acclamiam Re sovrano di tutti).
“Siate il Re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle tenebre dell’Idolatria e dell’Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro. Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato.”
La furia ugonotta dei modernisti non si manifesta solo nella soppressione di due strofe dell’inno a Cristo Re della sua festa ma anche nella soppressione di questa parte nell’atto di consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù voluta, sempre da Pio XI nel 1925.
Questa si che è vera carità ! I modernisti non pregano più affinché gli idolatri, i musulmani e i giudei si convertano ed abbiano Cristo come Re.
Consacrazione del genere umano al Sacratissimo Cuore di Gesù, da recitarsi ogni anno all’ultima domenica di ottobre
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostrati innanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al vostro Sacratissimo Cuore. Molti, purtroppo, non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al vostro Sacratissimo Cuore. O Signore, siate il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche dì quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il Re di coloro che vivono nell’inganno e dell’errore, o per discordia da voi separati; richiamateli al porto della verità, all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
-La parte che segue è stata soppressa dai modernisti- [Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle tenebre dell’Idolatria e dell’Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro. Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato.]
Elargite, o Signore, incolumità e libertà sicura al la vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine. Fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: Sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Così sia.
Piano a usare certi termini: ugonotto è il calvinista francese, io ne conosco un paio, erano venuti in visita di cortesia qualche anno fa. Non ha una “furia” di sopprimere nulla, molto semplicemente il sola scriptura ci vieta (visto che da quel lato mi trovo pure io) di fare aggiunte ad essa.
Sola scriptura, quindi vediamo cosa dice veramente la parabola delle 10 mine:
Cristo sta citando, non sta dicendo lui di uccidere i suoi avversari…
Il testo che ho usato è quello della “Nuova Riveduta”, che uso ai culti quando riesco ad andarci (ma la Chiesa Metodista di Trieste, per restare in Regione, lo trasmette sul Tubo…)
Mi sono limitato a citare perchè dopo due notti a dividere in due sotto utenze un impianto elettrico, non sono così fresco…
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Ah, meno male! Confondere il “signore” della parabola con Gesù per affermare che Gesù avrebbe ordinato di uccidere i propri nemici, non so se sia più grande la coglionaggine, o la blasfemia, o la crassa ignoranza dei vangeli.
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PS: ho un commento un moderazione di là, dove il padrone di casa le ha sparate ancora più grosse (sì, lo so, più grosse di questa sembra impossibile, ma lui in questo è maestro insuperabile).
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E non ho capito perché spesso i tuoi commenti vanno in moderazione perché essendo un’abituè del sito dovrebbero passare in automatico.
Comunque ribadisco, viva Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. Quercie di Mamre?
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Veramente è la prima volta che vado in moderazione.
Non ho capito che cosa abbia a che fare la parabola dei talenti con la doppia natura di Gesù e in che modo la dimostri.
Non ho capito lo scopo di stravolgere in maniera blasfema i vangeli facendogli dire ciò che neanche un ubriaco riuscirebbe a vederci.
Non ho capito che cosa abbia a che fare un episodio della genesi in cui Dio appare ad Abramo sotto forma di tre viandanti con Gesù e con la sua doppia natura. Non ti sarai per caso dato all’assunzione di sostanza illecite, e per giunta particolarmente pesanti?
PS: querce si scrive senza “i”.
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👏👏👏👏👏
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