Pubblicato in: Bel Paese di merda, Complottismo

Furbofonino obbligatorio

Giorgio Bianchi, ieri su FB:

OBBLIGO DI SMARTPHONE.

Alla Mensa Universitaria della Sapienza si accede solo tramite Smartphone.

Arrivati alle casse infatti, bisogna scannerizzare il qr code generato automaticamente dall’applicazione Mensa app. Non basta stamparlo su carta, serve proprio la versione digitale. Da povero preistorico digitale mi viene negato l’accesso, perché ho con me solo un vecchio telefono che chiama e manda sms.

Mando una email all’ufficio relazioni per il pubblico di LazioDisco, l’ente che gestisce tutti i servizi di mensa, alloggio, bandi e borse di studio della Regione (e che, incredibile ma vero, non ha nemmeno più uno sportello fisico, ma “riceve” solo via mail), e faccio presente che non esiste una legge che obbliga al possesso dello smartphone (né potrebbe mai esistere). La risposta arriva dopo ben cinque giorni, soltanto in seguito ad un nuovo sollecito.

La risposta di LazioDisco è delirante, ma inquadra perfettamente il contesto del presente…

“Dall’Ufficio Relazioni con Il Pubblico (URP) di LazioDisco

Gentilissimo,

siamo spiacenti della difficoltà da Lei riscontrata il 15 dicembre.

Nell’ambito delle direttive del Ministero della funzione pubblica, e come richiesto dal PNRR, stiamo procedendo alla digitalizzazione dei servizi per garantire un accesso più trasparente e più rapido a tutti gli studenti.

Per questa ragione abbiamo abbandonato la procedura cartacea, anche tenendo conto dei dati statistici in merito alla diffusione dei cellulari tra i giovani nella fascia tra 18 e 24 anni che costituiscono il target del nostro servizio.

Abbiamo del resto verificato che, nei giorni precedenti, Lei ha usufruito regolarmente della mensa accedendo con l’applicazione e il QR code di accesso senza alcun problema.

La sua segnalazione rileva comunque una criticità di cui terremo conto per migliorare ulteriormente il servizio: per garantire l’accesso alla mensa anche a quegli studenti che dovessero momentaneamente essere sprovvisti di cellulare, stiamo valutando la possibilità di riaprire uno sportello fisico presso la Mensa di Via De Lollis.

Ringraziandola per il suo contributo attivo al miglioramento di un servizio così importante

Cordiali saluti.

URP”

Quattro considerazioni su alcuni passaggi di questa risposta:

1. “Stiamo procedendo alla digitalizzazione dei servizi per garantire un accesso più trasparente e più rapido a tutti gli studenti”. Non c’è consecutio logica tra la digitalizzazione e l’efficienza (figurarsi la trasparenza), il sistema precedente utilizzato da laziodisco era decisamente più rapido, bastava infatti mostrare il tesserino della registrazione e pagare. Non c’è nessun guadagno di tempo col nuovo sistema, come dimostrano le lunghissime code che si vedono ogni giorno.

2. “Anche tenendo conto dei dati statistici in merito alla diffusione dei cellulari tra i giovani nella fascia tra i 18 e i 24 anni”. Sostanzialmente si sta dicendo che data una statistica qualunque sul comportamento delle persone, si prendono le decisioni di conseguenza, tenendo conto solo quindi della maggioranza. Oltretutto si è totalmente esclusa la possibilità che uno di questi giovani abbia il cellulare scarico o lo possa aver dimenticato o smarrito.

3.“Abbiamo verificato che lei ha usufruito dell’applicazione e il qr code di accesso senza alcun problema”. Il fatto che in precedenza io sia entrato con lo smartphone delegittima secondo LazioDisco il mio diritto ad entrare senza.

4. “Per garantire l’accesso alla mensa anche a quegli studenti che dovessero momentaneamente essere sprovvisti di cellulare (…)” Quel momentaneamente ha tratti inquietanti, si dà per scontato che tutti debbano possedere uno smartphone, chi ne è sprovvisto, lo è di certo solo momentaneamente.

Il filo rosso è evidente, le direttive del PNRR, la digitalizzazione e l’obbligo di smartphone, lo strumento attraverso cui l’intero sistema viene gestito e con esso i suoi utenti, gli accessi permessi e negati, i qr code scannerizzati.

Uno strumento che a differenza di una carta d’identità o altro documento, è prodotto da privati con interessi esclusivi di profitto, e viene adottato dal sistema pubblico come fondamento della propria burocrazia.

Tutti lo accettano, perché è impossibile farne a meno. E’un cane che si morde la coda. Lo impongono perché tanto ce l’hanno tutti, ma tutti devono averlo perché lo impongono. Qualcosa non quadra.

Da Cronache dalla Zona Grigia.

Autore:

La Dea Tutte mi ha inviato a combattere il demone dell'evanescenza, fin dalla pianura che non deve essere nominata

30 pensieri riguardo “Furbofonino obbligatorio

  1. Sicuramente in quella scansionata del qr code ci sono raccolte le preferenze alimentari degli studenti: dove vanno a finire tali dati? Chi li gestisce? E la privacy?

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    1. in una nota, essendo una mensa, le preferenze alimentari degli studenti ha molto senso raccoglierle, così limiti gli sprechi ed ottimizzi il servizio.

      il responsabile del trattamento dati. la politica di privacy e tutte queste altre cose, sono certamente scritte dentro alla app, nei termini di servizio – è obbligatorio per legge (che nessuno si preoccupa di leggerle è un discorso diverso).

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      1. Bene, ma perché obbligatorio tramite il telefono?
        Basta la tessera dell’universitá (anche contactless, così nessuno la struscia sul lettore, per pignoleria anti covid se propio vogliamo) per accedere a tutti i servizi connessi, mensa compresa.

        Non é che il telefono si porta dietro altre cose?
        Niente GomBloDDi, ma solo una bella strigliata all’integrità della persona in ambiti più disparati: i cosiddetti “cookies di profilazione” usati praticamente ovunque, (ti voglio vedere poi contestare qualcosa in caso X di necessità quando il server di raccolta è in qualche provincia di un paese disgraziato) hanno rotto i cabbasisi.

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        1. se è un qr code, che sia sul telefono o tatuato sulla natica, non cambia assolutamente nulla: è un semplice disegno. l’ignoranza ed i complotti intorno al green pass hanno demonizzato il concetto, ma dentro ad un qr code c’è semplicemente una manciata di bit. e, per tracciare una persona, servono tanti bit quanto log2(numero di persone della popolazione da tracciare).

          più realisticamente è una storia “artisticamente abbellita” che approfitta dell’ignoranza vanto della nazione e della credulità dei cosiddetti “intellettuali”.

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        2. a meno di non creare una infrastruttura enormemente complicata, il programma visualizza il qr code sullo schermo, e la cassa semplicemente lo guarda con una fotocamera. tra i due dispositivi non c’è nessun’altra comunicazione. perché, qualora ci fosse un canale, per quanto piccolo in banda, il qr code diventerebbe completamente superfluo.

          voto per una cosa per stuzzicare i boomer tuonati che gridano alla privacy, ma si sono fatti mettere i dati dell’abbonamento di facebook dal negozio in cui hanno comprato il telefono.

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        3. Probabilmente han fatto sottoscrivere una bella liberatoria tipo “possiamo usare tutti i tuoi dati per fare qualsivoglia attività per qualsivoglia motivo”. E tutti per poter fare gli esami han pigiato su “ok non rompere lasciami iscrivere a Letteratura Latina I”

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  2. “Non basta stamparlo su carta, serve proprio la versione digitale”. cosa che non può essere vera. perché un qr code è un disegno, e quindi funziona sullo schermo, sulla carte e pure se te lo fai tatuare sul culo. anzi, se hai un telefono particolarmente sfigato (risoluzione meno di 1080p, o certi oled di samsung) DEVI stamparlo perché, dallo schermo non funziona.

    ma non importa. perché la storia è chiaramente un sentito dire se non un apocrifo, inventato per attirare i like di qualche boomer rintronato e complottista: l’autore non è uno studente, non frequenta quella università ed ha il profilo che è bombardato di foto evidentemente provenienti da un telefono.

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      1. si. e con i qr code non ci becca una fava.

        inoltre:

        a. se usassero nfc non ci sarebbe ragione di usare ANCHE il qr code, a meno di non usarlo come alternativa, e quindi funzionerebbe anche quello tatuato sulla natica.

        b. la simulazione di carte nfc funziona su una percentuale stimata tra il 20 e il 30% dei telefoni in circolazione in italia, quindi il numero di insoddisfatti, pur dotati di un telefono ragionevolmente moderno sarebbe significativamente più alto.

        c. l’antenna nfc è sul dietro del telefono, il qr sta sullo schermo, servirebbero due lettori distinti (o un lettore custom) perché esattamente? quale sarebbe la ragione tecnica?

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          1. sicuramente no. non arrivo a capire se è proprio un problema di comprensione del testo, o se si tratta dell’arrampicata sui vetri finale.

            a parte l’ovvio, ossia che il tizio non è uno studente di quella facoltà, e che ha, appunto, il profilo facebook mitragliato di foto evidentemente provenienti da telefono (come dicevo nel primo commento). la notizia, copia-incollata, arriva da un noto canale complottista su telegram, che fa finta di essere una cosa “underground”, ma si trova cercando su google.

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              1. l’autore dell’articolo su facebook è tutt’altro che in buona fede. l’autore del messaggio originale tanto di meno, già che è sicuramente falso che non funziona la versione su carta.

                e, come detto, non ci sarebbe nessuna ragione di usare un qr code: se proprio si volesse “costringere” la gente ad usare un telefono, basterebbe fargli usare il bluetooth, o la connettività dati (wifi o cellulare) del telefono medesimo.

                la domanda, però, sarebbe “perché”? una volta che ogni utente ha un identificatore univoco lo stai già tracciando perfettamente. voglio dire, con i “punti fedeltà” dei supermercati, tracciavano le preferenze dei clienti già trent’anni fa. e, se parliamo di una cospirazione su scala globale del tracciamento, anche il nokia 8210 che avevo nel 1999 è perfettamente tracciabile, senza bisogno di qr code ed applicazioni…

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                1. Magari col qr code fa più al passo coi tempi, invece del badge.

                  Rimango della mia idea che non é del tutto a caso, se fanno usare ovunque il telefono, mensa compresa.

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                  1. anche io non credo sia “un caso”. credo che sia perché ce lo ha il 99% della gente.

                    poi “fanno usare comunque il telefono” è probabilmente una minchiata del tutto inventata, perché, come si diceva, un qr code, te lo puoi fare tatuare su una natica ed è probabile funzioni. come si diceva la non-notizia esiste solo su qualche canale telegram per sbiellati, e pure lì ha avuto rilevanza marginale.

                    (nota tecnica: il tizio, sedicente giornalista, che ha copia-incollato la notizia su facebook, è un aspirante giornalista d’inchiesta che non ha mai concluso una mazza e che, negli ultimi anni si è buttato sui complotti – vedere sito web e profilo).

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                    1. Forse non ti rendi conto di quello che può fare uno smartphone specialmente coi dati che contiene/ambientali/preferenze…. se leggo tutta l’informativa su quello che faranno coi miei dati una volta che acconsento i cookies oppure “per proseguire clicca su accetto” , chiuderei subito la pagina, se fossi libero di usare una tessera, le cose sarebbero ben diverse.

                      Quelli di uno studente, poi, sono oro.
                      Guarda quello che ti circonda, altro che telegram.

                      Buon anno.

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                    2. forse non ti rendi conto che lavoro nell’informatica da quando il tizio dell’articolo ancora non era nemmeno nato.

                      i dati in un telefono cellulare moderno sono ragionevolmente sicuri. tecnicamente molto più sicuri dei vari dati personali che la gente sparge in giro senza nessun riguardo. poi, per carità, è pieno di meccanismi truffaldini per ottenerli, che coprono tutta la scala tra il richiedere privilegi eccessivi (che l’utente accorda all’applicazione perché ne ignora la pericolosità, o perché se ne frega), l’approfittare attivamente di malfunzionamenti fino ad applicazioni specificamente malevole (che, in teoria, sui cellulari moderni devi voler installare – perché la configurazione predefinita è generalmente, anche qui, ragionevolmente stringente). ma qui stiamo parlando di un software istituzionale distribuito tramite i canali ufficiali, e quindi sottoposto allo scrutinio ufficiale del produttore del telefono.

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                    3. inoltre. la pratica di avere il dispositivo intasato di applicazioni preinstallate dipende dal fatto che più porcheria preinstallata c’è meno il telefono costa. è ben noto che se stai fruendo di un qualche servizio e non lo stai pagando, è evidente che non sei il consumatore, ma la merce.

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                    4. Ti chiedo un consiglio: se dovessi fare una nuova mail, che provider sceglieresti per avere un pò di sicurezza in piú?

                      Magari una mail con struttura grezza e poco raffinata in senso estetico, senza emoticons e similari, ma funzionale e sicura.

                      Grazie.

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                    5. purtroppo sono grosso modo tutti uguali. da una parte c’è google – che è google, e quindi non serve aggiungere altro. dall’altra c’è outlook.com, con la microsoft che decide a suo insindacabile giudizio chi può o non mandare un messaggio (con la scusa del “proteggere gli utenti da spam e phishing”). in mezzo c’è tutta la marmaglia dei servizi “sicuri/cifrati” tipo protonmail, che sono sostanzialmente una trappola per gonzi (nel caso migliore sono dei bugiardi, nel caso medio sono ignoranti sulla loro medesima tecnologia, nel caso peggiore sono effettivamente lì per fregare qualcuno).

                      schiverei esplicitamente microsoft perché, appunto, da un giorno all’altro decidono che il dominio “pippo.porn” non va bene, e tu, le mail che arrivano da lì, smetti di vederle senza nessuna segnalazione (e quelli di pippo.porn, devono passare sotto le forche caudine per farsi cancellare dalla lista di quelli che non vanno bene – sempre che scoprano di esserci finiti). google non va male, ma è google e non sai mai cosa faranno fra sei mesi. escluderei tutti quelli cifrati, perché la posta elettronica è un protocollo non sicuro per definizione, ed incollarci sicurezza “artigianale” rende tutto al massimo marginalmente più pericoloso (se davvero devi mandare qualcosa di segreto, la posta elettronica è la cosa sbagliata a priori). gestirsi un proprio server di posta elettronica è sempre più una sbatta (fornisce un sacco di possibilità, se hai i mezzi tecnici, ma grazie e microsoft ed ad alcuni altri che vogliono rompere lo standard, è una costante corsa in salita). per il resto, direi che uno vale l’altro. l’unico consiglio che posso dare, è che se davvero ci tieni alla posta elettronica, ti conviene un servizio a pagamento, piuttosto che uno gratis.

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                    6. Figurati, va piú che bene così👍.
                      Se c’éra davvero una email più sicura di altre, l’avresti sicuramente scritto di getto.

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